Coronavirus, i numeri in chiaro. La fisica Paolotti: «Misure in ritardo: presto 50mila contagi al giorno come in Francia»
La diffusione del Coronavirus, in Italia, continua a infrangere a crescere rapidamente e, il 28 ottobre, arriva a contagiare 24.991 persone. Le terapie intensive aumentano di altre 125 unità e, per la prima volta da quando si è conclusa la fase acuta della scorsa primavera, il numero di persone attualmente positive nel Paese, ovvero 276.457, supera il totale dei guariti, 275.404. «Niente di sorprendente» per Daniela Paolotti della Fondazione Isi. La fisica, che dall’inizio della pandemia ne monitora l’evoluzione dal punto di vista matematico, sottolinea che «il numero di nuovi casi del 28 ottobre è in linea con il tempo di raddoppio di una settimana che si evince dall’andamento della curva esponenziale».
Dottoressa, non stanno funzionando le misure di contenimento adottate dal governo?
«Con abbastanza certezze possiamo dire che il Dpcm del 13 ottobre non ha sortito alcun effetto. Purtroppo per vedere gli esiti dell’ultimo Dpcm del 24 ottobre dobbiamo aspettare circa due settimane».
Perché dice “purtroppo”?
«Perché vuol dire che tra una settimana, verosimilmente, ci saranno 50 mila contagi giornalieri e raggiungeremo i livelli di diffusione del virus che ha oggi la Francia. Tra quattordici giorni arriveremo a 100mila nuovi contagi e nulla ci dice che, nel frattempo, la curva esponenziale non acceleri ulteriormente».
L’aumento dei tamponi può giustificare l’aumento dei casi?
«Io, piuttosto, la interpreto così: guardando i livelli delle curve dei contagi e dei tamponi che stanno leggermente flettendo, penso che ciò sia dovuto alla capacità di monitoraggio del sistema sanitario che non ha retto. Mentre le curve dei ricoveri e delle terapie intensive stanno seguendo la traiettoria esponenziale, e da questo posso dedurre che le strutture ospedaliere sono prossime al punto di saturazione».
Saranno sufficienti le misure del 24 ottobre per appiattire la curva esponenziale?
«Speriamo che le misure del 24 ottobre diano i risultati sperati, ma comunque li vedremo in ritardo e il contagio in Italia avrà raggiunto le stesse cifre degli altri Paesi europei più colpiti. Ricordiamoci che terapie intensive e decessi sono la fotografia del sistema di almeno dieci giorni prima. L’inerzia del sistema che arriva dal passato comporterà un inevitabile aumento dei morti e delle terapie intensive per almeno altre due settimane».
Non mi ha detto, però, se saranno sufficienti a invertire la rotta del contagio.
«No, le misure non saranno sufficienti. Le attività giornaliere sono ancora aperte, le persone continuano ad affollare i mezzi pubblici, ad andare a lavoro, a scuola. È difficile pensare di poter contenere veramente l’epidemia così».
Servirà un nuovo lockdown?
«Questa è una decisione in capo alla politica. Quello che so è che il comitato tecnico scientifico ha una serie di scenari che prevedono via via misure più restrittive. Adesso il Cts propone lo scenario di tipo tre, per intenderci quello subito prima dello scenario più grave in cui è necessario il lockdown. Detto ciò, credo che siamo in ritardo sull’adozione delle misure: bisognava prenderle prima, in maniera più aggressiva. Ma è stato detto tanto volte e adesso, ormai, è già troppo tardi».
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