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Il vaccino? In Europa solo in estate. E neanche per tutti. Il capo dell’agenzia del farmaco Ue: «Governi in ritardo»

28 Ottobre 2020 - 09:40 Redazione
«Difficile se non improbabile» che il vaccino arrivi a dicembre come anticipato dal premier Conte. Le parole del direttore dell’Agenzia Europea del Farmaco

Niente, l’annuncio fatto dallo stesso premier Giuseppe Conte dell’arrivo del vaccino contro il Coronavirus già a dicembre resta destinato a essere quantomeno controverso. In un’intervista oggi a Repubblica, Guido Rasi, direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco, parla dell’arrivo del vaccino forse tra gennaio e febbraio del prossimo anno. Nonché di una disponibilità per tutte e tutti solo in estate – e sempre nella migliore delle ipotesi. L’Ema, con sede ad Amsterdam, dovrà occuparsi di dare il via libera alla commercializzazione del farmaco nel continente. Certo, la previsione di Conte è «tecnicamente ancora possibile», dice Rasi. Ma «difficile se non improbabile». Le case farmaceutiche «non ci hanno ancora presentato i dati clinici delle sperimentazioni», racconta.

Il vaccino che verrà

Il direttore dell’Ema fa anche il punto sullo stato dell’arte della sperimentazione: tre sono i candidati vaccini «che hanno completato o stanno per completare la terza fase della sperimentazione»: Moderna, AstraZeneca e Pfizer. Ora «devono analizzare i dati e compattarli». Per «farcela» per gennaio-febbraio, dovranno mandare all’agenzia europea del farmaco «informazioni chiare entro fine novembre». A quel punto si comincerà con le categorie a rischio. Mentre per il resto della popolazione europea si dovrà aspettare metà dell’anno prossimo. «O meglio: entro l’estate inizieremo ad avere abbastanza vaccinati per vedere gli effetti sulla pandemia», dice Guido Rasi. «Per vaccinare 400 milioni di persone servono 500-600 milioni di dosi e averle entro la fine del prossimo anno non sarà possibile», ammette il direttore dell’Ema a Repubblica. E i vaccini di Russia e Cina? Difficilmente, dice Rasi, saranno pronti in Europa prima dei tre di cui sopra: non hanno chiesto ancora l’autorizzazione a distribuire nel Vecchio Continente, scegliendo invece «di distribuire in aree che non richiedono i nostri requisiti».

Le tempistiche

È ottimista, ma per sconfiggere il virus ci vorrà tempo, dice. Date e ipotesi? «Sicuramente a fine 2021 avremo una vita» non “normale” ma «molto più gestibile». Puntando verso l’immunità di massa o sperando in variazioni del virus che lo portino a essere molto più simile alla normale influenza, spiega. Rasi lancia anche un ultimo allarme sull’operato dei governi: «Sono molto preoccupato perché non vedo preparare piani nazionali per la distribuzione». E «autorizzare il vaccino 15 giorni prima non serve a nulla se poi perdi 4-5 mesi nella campagna di vaccinazione perché non l’hai allestita bene». Pericolo di vittime da vaccino? «Assai improbabile», dice Guido Rasi. Ma certo «è possibile che ci saranno vaccinati morti per altre cause. Il che è ben diverso ma non meno difficile da gestire mediaticamente. I governi si devono preparare a farlo».

EPA/Bagus Indahono | Indonesia, 22 ottobre 2020.

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