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La rivolta anomala di Milano che unisce anarchici e neofascisti contro le chiusure: «Ecco perché, chiamati dalla destra, abbiamo risposto sì»

29 Ottobre 2020 - 11:26 Valerio Berra
L’unica sigla a comparire nella manifestazione è stata quella di “Ultima Legione”, il gruppo identitario di destra nato nel 2017 che comincia a raccogliere consensi nel milanese. Abbiamo parlato con il fondatore

Nessuna rivendicazione. Nessuna sigla, nessun comunicato, nessun messaggio. Neanche un post su qualche social. A pochi giorni dalla manifestazione che ha attraversato Milano, quel corteo fatto di fumogeni, bombe carte e molotov non ha ancora una firma. Restano solo 28 persone denunciate. Una dinamica anomala. La Procura di Milano ha aperto un fascicolo per chiarire cosa è successo in quelle due ore tra le 20.30 e le 22.30 nelle strade tra Piazzale Loreto a Palazzo della Regione. Due ore che hanno visto sfilare insieme anarchici e gruppi di destra, commercianti, ultras delle curve milanesi e ragazzi delle periferie. Quasi metà dei manifestanti denunciati sono minorenni e molti sono immigrati di seconda generazione.

C’è un solo punto in comune tra tutte le persone che erano in quella piazza: la chiamata. Un appello circolato soprattutto sui social, passato di gruppo in gruppo, di chat in chat. Abbiamo recuperato lo screenshot di un post su Facebook molto chiaro: «Piazzale Loreto. Ore 20.30». Un appello a cui hanno risposto almeno 400 persone di ambienti diversi che per la prima volta si sono trovate insieme in una piazza.

OPEN | L’avviso che è circolato sui social prima della manifestazione

Gli anarchici e gli sgomberi a Milano nell’era Covid

Piazzale Dateo. Tra i vecchi palazzi eleganti che si affacciano sulla strada, uno si distingue subito da tutti gli altri. La vernice delle pareti consumata dal tempo e dallo smog, gli infissi a pezzi e tutto intorno scritte, manifesti e uno striscione «Milano non ci ferma. Apriamo spazi di libertà. Nuovo Galipettes occupato». Sul tetto due attivisti. Da una tenda di plastica osservano con un binocolo tutto quello che succede sotto.

Les Galipettes è uno centro sociale anarchico ed è stato occupato la sera di venerdì 23 ottobre. Martedì 27, il giorno dopo gli scontri, è stato sgomberato. Il giorno dopo, i due attivisti sul tetto sono l’ultimo presidio. Appena sotto un gruppo di ragazzi di area anarchica ha organizzato un sit-in di solidarietà. Sono pochi, meno di una decina. E sono circondati da due fila di uomini della polizia e carabinieri. Tutti in tenuta antisommossa. C’è tensione. Gli attivisti cominciano a scandire cori da un megafono.

OPEN | L’ex palazzo occupato del centro sociale Les Galipettes

I giornalisti non sono ben accetti. Appena arriva un collega con una macchina fotografica piuttosto vistosa gli fanno capire che non è il momento di avvicinarsi. Aspettiamo che la polizia se ne vada per parlare con alcuni di loro delle proteste degli scorsi giorni. «È arrivata la chiamata a presentarsi. Non sapevamo da chi. È vero, forse veniva dalla destra. Abbiamo deciso di partecipare. Era una piazza bizzarra».

Gli slogan scanditi al megafono segnano che anche in questi ambienti la tensione è cresciuta dall’inizio della pandemia: «La gente in strada è riuscita a far sollevare questo problema come un problema sociale. E ora quello che avviene non è di destra né di sinistra. In piazza sono scesi tutti. E ci sarà la necessità di scendere ancora in strada». Una tensione che ci confermano: «Da quando è arrivato il Covid stanno sgomberando tutti i centri occupati. Noi non sappiamo chi ha organizzato quella piazza ma una risposta del genere era nell’aria».

Ultima Legione, l’unica sigla di destra all’inizio del corteo

Nella galassia dei gruppi di destra, Ultima Legione non è tra quelli più noti. Eppure nelle cronache delle manifestazioni è stata l’unica sigla a comparire. Nati nel giugno del 2017, sono registrati come partito politico. Nell’aprile del 2019 le loro bandiere sono comparse e Predappio, durante i cortei in onore di Benito Mussolini. Un’eredità politica che rivendicano anche sul loro profilo su Vkontakte, il social network russo su cui era sbarcata (per poi arenarsi dopo qualche post) anche Giorgia Meloni.

Li chiamiamo. Il loro leader, Enzo Cervoni, ci ospita a casa sua. Il nome del suo partito è tatuato sulle braccia: «Voglio chiarire subito una cosa. Noi ci dissociamo da quello che è successo a Milano. Non abbiamo problemi a dire che siamo di destra. Una destra nazionalista e patriottica. Non avremmo mai organizzato una manifestazione del genere».

ULTIMA LEGIONE | Manifestazione a Predappio

«Noi – continua Cervoni – eravamo lì per i commercianti. Era arrivato anche nei nostri gruppi e Facebook l’appello per trovarsi in piazza Loreto. Dalla metro poi sono cominciati ad arrivare decine di ragazzi. Hanno accesso dei fumogeni e hanno cominciato a marciare. Alle prime transenne lanciate contro le vetrine ce ne siamo andati». Una dinamica chiara della manifestazione, almeno all’inzio, era che mentre la testa del corteo, formata da ragazzi giovanissimi, devastava fioriere e gazebo, chi era in fondo, spesso persone più adulte, cercava di riparare i danni.

«Non sappiamo da dove venivano i ragazzi che hanno guidato tutto. Non erano dei nostri. Noi eravamo lì per i commercianti. È quella la categoria che vogliamo difendere. Il nostro riferimento è la destra sociale, in questi giorni stiamo lavorando per aiutare i volontari del 118 di Milano. Non stiamo con chi lancia le bombe carta addosso alla polizia». Perchè allora tanti di questi episodi sono stati associati subito all’estrema destra? «Vogliono screditarci. Forza Nuova non ha avuto problemi a mettere il suo nome sulla sua manifestazione a Roma. Se avessimo organizzato il corteo, lo avremmo rivendicato anche noi».

Da
dove arrivano quelle bombe carta?

Eppure quei petardi, quelle molotov e quei fumogeni qualcuno li ha accesi. Mancano ancora delle tessere per completare il mosaico delle proteste. Due su tutte: il ruolo degli ultras e il motivo per cui c’erano così tanti minori. Una cosa è chiara. Lunedì è bastato solo un post su Facebook per trasformare questo mosaico in un unico corteo.

Foto di copertina: ANSA/PAOLO SALMOIRAGO | Polizia in assetto anti sommossa durante gli scontri del 26 ottobre

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