Arcuri: «Virus più impetuoso rispetto alla prima ondata. Dobbiamo tutti muoverci il meno possibile»
«I numeri esprimono più di ogni mia parola l’ampiezza del Coronavirus. In Italia i contagiati il 7 ottobre erano 3.677, il 14 erano 7.332, il 21 15.199. Ieri, 24.988. Otto volte di più di 21 giorni fa. Mutuando il linguaggio della scienza, la progressione dell’Rt determina un raddoppio ogni settimana. Questa è la cruda realtà dei numeri. Ogni numero vale più di mille parole». Netto il commento durante la conferenza stampa di oggi, 29 ottobre, del Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri. Il commissario ha voluto incontrare la stampa per fare il punto sulle attività di contenimento e contrasto all’epidemia.
Secondo Arcuri, «cominciamo a comprendere qualche differenza con la prima fase»: «Il 21 marzo avevamo 6.557 contagiati – ha detto -. Quel giorno morirono in 793. Fino a quel giorno il 9% dei contagiati non c’era più e l’11% era guarito. Fino a ieri il 6% è deceduto, ma il 47% è guarito. Fino a quel giorno di marzo l’80% di chi faceva un tampone era positivo, oggi il 47%. A marzo il 52% dei positivi si curava a casa, ieri il 94%. Il 41% si curava in ospedale. Ieri, il 7% finiva in terapia intensiva, ieri lo 0,6%. Per dirla semplice: siamo in un altro mondo. Ieri l’esercito degli asintomatici non lo conoscevamo, oggi sì».
E ancora: «Pensate vi voglia dire che è tutto a posto. Tutt’altro: questo è un nuovo dramma. E veniamo alla principale questione. Il 7 ottobre i contagiati erano 3.677, oggi 26.831. Il virus si moltiplica, la sua crescita è impetuosa come mai. E evidente che se non raffreddiamo la curva, non riusciamo a seguire, fronteggiare questa crescita. Dobbiamo farlo senza angosciarci, comprendendo in che situazione ci troviamo ma cominciando a capire quanto quest’onda è diversa dalla precedente. E supplicandovi di non dare retta a chi dice che questo non è vero».
Quanto alle misure che il governo ha varato con l’obiettivo di ridurre la curva dei contagi, Arcuri ha detto: «Bastano queste misure? Serve qualche altro ingrediente, come un nuovo patto di responsabilità. Nella prima fase dell’emergenza gli italiani sono stati chiamati a fare dei sacrifici e hanno dimostrato di essere responsabili. E oggi gli italiani sanno bene cosa devono fare. Temo non basti, serve un sacrificio in più: dobbiamo tutti muoverci il meno possibile».
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