Terapie intensive sempre più sotto pressione: restano solo 477 posti per i pazienti Covid
Le terapie intensive sono sempre più sotto pressione. Negli ospedali italiani, al momento, restano soltanto 477 letti posti letto dedicati ai pazienti Covid-19. In quattro Regioni la situazione è particolarmente delicata: Lombardia, Campania, Umbria e Valle d’Aosta hanno già esaurito i posti (il 30% del totale) che secondo l’Istituto superiore di sanità (Iss) possono essere riservati ai ricoverati Covid.
Ieri s’è registrato ancora un balzo dei pazienti in terapia intensiva per Covid-19: +115 in 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute, 53 solo in Lombardia, dove è stato attivato un nuovo modulo di terapia intensiva al Padiglione del Policlinico in Fiera a Milano. Con una crescita di oltre cento ricoveri al giorno, anche nel resto d’Italia rischia di scattare presto l’allarme l’allarme.
I rischi per gli altri pazienti
Come riferisce La Stampa, «tra i 5.179 letti di terapia intensiva e i 1.913 nuovi posti attivati ad oggi in tutto abbiamo 7.092 postazioni attive. Di queste, il 30%, ossia 2.128, può essere riservato ai pazienti Covid senza che venga meno l’assistenza agli altri malati gravi. Tolti i 1.651 a ieri già occupati dai contagiati gravi resta una riserva di soli 477 posti». Se dunque è vero che si possono creare nuovi posti, lo è anche che con l’espandersi del contagio i pazienti non-Covid rischiano di rimanere senza un letto in terapia intensiva.
Il professor Massimo Antonelli, direttore della terapia intensiva del Gemelli di Roma e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts), ha commentato: «Potremmo essere messi nelle condizioni di dover rinviare quegli interventi chirurgici importanti, che richiedono un trattamento post operatorio nelle intensive. E anche gestire le emergenze legate a ictus e infarti sarà molto complesso».
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