Dalle provocazioni alla pace, Zangrillo lancia un appello per Galli: «Ognuno dice la sua, ma a volte si va oltre: lavoriamo insieme»
Primi (timidi) segnali di pace tra il prorettore del San Raffaele di Milano, Alberto Zangrillo, e il primario di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco, Massimo Galli. La sovraesposizione mediatica di questi mesi di pandemia da Coronavirus si è trasformata spesso in una «guerra», nostro (e loro) malgrado: da un lato Zangrillo, passato agli annali per aver diagnosticato la morte clinica del virus lo scorso maggio, e dall’altro Galli, più realista e orientato al rigidismo delle misure da applicare per contenere i contagi.
«Non dobbiamo farci la guerra», ha detto Zangrillo a Accordi e Disaccordi, trasmissione in onda su Nove. «Dobbiamo ricavare dati che dobbiamo elaborare, lavorando insieme senza andarci contro». Lo scontro più recente è andato in onda a distanza la scorsa settimana, quando il medico del San Raffaele aveva provocato Galli dicendogli «mi denunci», e il primario del Sacco aveva risposto: «Non posso, il negazionismo non è un reato».
«È una cosa che mi dispiace tantissimo, mi provoca tanta amarezza e mi dà tanti problemi», ha dichiarato ora Zangrillo. «Immagino che tutti leggiate e sul web ognuno può dire la sua. A volte si va oltre. Io ho cercato di difendere la mia posizione, ma sin dall’inizio si è pensato di dire che io guardavo il mio alberello e trascuravo la protesta, mi sono indispettito».
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