Il capo del Cts Miozzo: «Non vogliamo il lockdown nazionale, ma le Regioni smettano di andare in ordine sparso»
«Il Cts non chiede e non decide, dà valutazioni tecniche collegate a indici epidemiologici e allo stress sul sistema ospedaliero e territoriale», così Agostino Miozzo, a capo del comitato tecnico scientifico, chiarisce la posizione del Cts sul lockdown: «La valutazione spetta al governo». In un’intervista a Il Fatto Quotidiano Miozzo, in un momento in cui il governo è vicino ad annunciare nuove misure restrittive, spiega che il lockdown per frenare l’aumento dei contagi di Coronavirus è la soluzione più semplice: «Paralizzi il Paese e speri che in 3-4 settimane la catena di trasmissione si interrompa o si attenui». Miozzo chiarisce che a marzo si stava poi andando verso i mesi estivi: «Arriveremo in condizioni meno stressanti a dicembre ma all’inizio della stagione influenzale, con la popolazione chiusa in casa, magari per poi affrontare il periodo natalizio nella logica del liberi tutti che coinciderebbe con il desiderio di ritorno alla normalità. Tutti sulle piste da sci e a febbraio saremmo nella stessa condizione. Possiamo permettercelo? L’economia può permetterselo?». Sulle sanità regionali e le decisioni prese a livello locale il medico del Cts è critico. Ognuna ha agito con parametri diversi, dalla chiusura delle scuole, ai covid hotel: «Non si tratta di dare la colpa a questo o quell’altro, ma serve una gestione centralizzata». Dopo il dpcm della scorsa settimana, già domani sera potrebbero arrivare nuove misure e restrizioni. Ma, per Miozzo, servono più controlli: «Ci sono attività aperte dopo le 18. Ci preoccupa che siano invocati nuovi divieti e parametri quando quelli già esaminati non sono sempre rispettati».
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