Usa 2020: orari, numeri e Stati da tenere d’occhio. Breve guida alla notte elettorale
Trump contro Biden. Gli Stati Uniti sono chiamati al voto per decidere quale dei due candidati guiderà il Paese per i prossimi quattro anni. L’Election Day è iniziato con l’apertura dei seggi – nella tarda mattinata italiana del 3 novembre – in alcuni Stati della costa orientale, da New York alla Pennsylvania, dalla Virginia alla Florida, passando per il District of Columbia, seguiti via via da tutti gli altri. Il primo dato che emerge da queste elezioni è l’alta affluenza: stando ai dati del Us Elections Project dell’Università della Florida, si va verso una partecipazione record, la più alta da oltre un secolo. Oltre 101 milioni di americani hanno votato già prima del 3 novembre, più 65 milioni per posta.
Il voto
Possono votare tutti i cittadini americani residenti negli Stati Uniti e all’estero che hanno compiuto almeno 18 anni. I cittadini non votano direttamente per il presidente ma per i cosiddetti “grandi elettori”, il cui numero varia da Stato a Stato a seconda della popolazione. Il candidato che ottiene la maggioranza relativa dei voti in uno stato, ottiene la maggioranza assoluta degli elettori. Per vincere i candidati devono riuscire a ottenere almeno 270 grandi elettori su un totale di 538. Anche se Biden dovesse ottenere più voti rispetto a Trump, come è probabile che accada, questo non vuol dire quindi che riuscirà automaticamente ad aggiudicarsi una maggioranza di grandi elettori e quindi a vincere la gara per la Casa Bianca.
Ma non si è votato e non si vota soltanto per la presidenza. I cittadini sono chiamati a scegliere anche i nuovi membri del Congresso. Quest’anno sono in palio tutti i 435 seggi alla Camera e 33 seggi al Senato. I democratici controllano già la Camera e cercano di prendere il controllo anche del Senato per bloccare o ritardare i piani del presidente Trump qualora dovesse essere rieletto. Inoltre, gli americani devono esprimersi anche su oltre 100 altri temi. Per esempio, in Arizona, Montana, New Jersey e South Dakota si vota anche per legalizzare la cannabis per scopi ricreativi, in Colorado per vietare l’aborto dopo 22 settimane di gravidanza.
La chiusura dei seggi
Il voto si chiude ufficialmente il 3 novembre, ma non tutti i risultati saranno noti immediatamente. I seggi cominciano a chiudere nelle prime ore del mattino, verso l’una del mattino (orario italiano), a partire dagli Stati della costa orientale del Paese. I primi a comunicare i loro voti dovrebbero essere: Virginia, South Carolina, Georgia, Vermont, Indiana, West Virginia. Gli ultimi Stati in cui chiudono i seggi invece sono gli Stati della West Coast: California, Oregon, Washington e Idaho alle 5, Hawaii alle 6 e infine Alaska alle 7.
Ma, visto il numero elevato di voti postali, saranno pochi gli Stati che avranno finito di verificare le schede entro le 24 americane del 3 novembre, l’alba del 4 in Italia. Alcuni, come la Pennsylvania, cominciano a contare i voti postali soltanto a partire dal 3 novembre, mentre altri si sono già portati avanti. Secondo il New York Times sono 8 gli Stati che avranno almeno il 98% dei risultati entro le 24 americane. Come spiega il sondaggista Nate Silver, tra questi ci dovrebbe essere anche la Florida, uno dei cosiddetti “swing states”.
Gli swing states
Sono detti swing states gli Stati dotati di un numero elevato di grandi elettori dove il risultato è ancora in bilico tra repubblicani e democratici. Tra questi troviamo, oltre la Florida, anche Georgia, Iowa, North Carolina e Ohio. Se Biden dovesse vincere anche in uno solo di questi Stati, allora per Trump diventerebbe molto difficile vincere le presidenziali. Senza la Florida, inoltre, la strada per Trump sarebbe davvero in salita.
Per Biden è importante tenere una serie di Stati tradizionalmente democratici che però quattro anni fa hanno votato per Trump: parliamo della Pennsylvania, del Wisconsin e del Michigan, dove è fondamentale il voto dei cosiddetti “colletti blu”. Per entrare alla Casa Bianca, Biden potrebbe anche perdere negli swing states sopra citati, ma deve per forza vincere in tutti gli stati in cui ha vinto Hillary Clinton – e aggiungere Michigan e Wisconsin.
La transizione di potere
Se nessuno dei due candidati dovesse vincere con un ampio margine, dovremo aspettare diversi giorni o settimane per sapere il vincitore. Non è escluso, inoltre, che il voto venga deciso dalla Corte Suprema, come accadde nel 200 tra George Bush e Al Gore. La sfida nei tribunali è già cominciata per quanto riguarda per esempio i termini entro i quali i vari Stati possono contare i voti per corrispondenza. L’incertezza sull’esito del voto è alimentata anche dall’atteggiamento del presidente Trump che più volte si è rifiutato di dire che avrebbe garantito una transizione pacifica del potere.
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