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Quante e quali sono le milizie che sorveglieranno i seggi (e perché bisogna temerle)

03 Novembre 2020 - 09:33 Riccardo Liberatore
Secondo il dipartimento di Sicurezza interna degli Stati Uniti i suprematisti bianchi rappresentano «la minaccia più persistente e letale in patria» in vista delle elezioni

«Stand back and stand by», «state indietro e aspettate». Sono bastate queste parole, pronunciate da Donald Trump durante il primo dibattito con Joe Biden, in risposta alla domanda del giornalista che chiedeva al presidente di prendere le distanze dal gruppo di estrema destra, Proud Boys, a far rabbrividire milioni di americani. Perché, al di là di quello che farà Trump dopo il 3 novembre e, al netto delle volte in cui si è rifiutato di dire che avrebbe garantito una transizione pacifica del potere, il rischio che queste elezioni siano macchiate anche da contestazioni violente è reale.

Lo dimostrano gli eventi degli ultimi mesi, dalle manifestazioni dei suprematisti bianchi a Washington D.C. all’uccisione di due manifestanti anti-razzisti a Kenosha, in Wisconsin, passando per il piano sventato per rapire la governatrice del Michigan, Gretchen Whitman, da parte di un gruppo di uomini affiliati a una milizia di destra, i Wolverine Watchmen. Ma lo dimostra anche la cronaca degli ultimi giorni: domenica dei manifestanti pro-Trump hanno bloccato il traffico sul Garden State Parkway, nel New Jersey. In Georgia un evento democratico è stato cancellato a poche ore dal suo inizio per timore di un’imboscata da parte di una milizia. Qualche giorno prima in Minnesota, il procuratore generale è dovuto intervenire per fermare un’azienda che reclutava veterani per sorvegliare i seggi elettorali.

EPA/SHAWN THEW | Un membro di Antifa (a sinistra) e un membro dei Proud Boys (destra) discutono durante una manifestazione a Washington DC, 6 luglio 2019

La parabola delle milizie di destra, da anti-governativi a pro-Trump

Checché ne dica Trump, la minaccia principale non viene dagli Antifa o da altri gruppi ideologicamente di sinistra o legati alla difesa dei diritti civili degli afroamericani come i Not fucking around coalition. A sostenerlo è proprio il dipartimento di Sicurezza interna degli Stati Uniti, fondato da un predecessore di Trump alla Casa Bianca, il repubblicano George W. Bush. Secondo l’agenzia federale, i suprematisti bianchi rappresentano «la minaccia più persistente e letale in patria» in vista delle elezioni. Hanno nomi come the Oath Keepers, i Light Foot Militia, the Civilian Defense Force e i Three Percenters.

Questi ultimi prendono il proprio nome dalla credenza (sbagliata) che solo il 3% dei coloni americani abbia combattuto nella guerra d’indipendenza dall’impero britannico. Come ha spiegato il loro comandante nello Stato della Georgia, Chris Hill, detto Blood Agent, intervistato da Massimo Gaggi del Corriere della Sera, non si definiscono suprematisti bianchi, ma difensori della Costituzione. Contano dai 15 mila ai 20 mila combattenti, suddivisi in circa 300 gruppi. E sono pronti a intervenire se «vengono violate le nostre libertà».

L’organizzazione non-governativa The Armed Conflict Location & Event Data Project (Acled) ha monitorato l’attività di circa 80 milizie negli Stati Uniti, la maggior parte estremisti di destra, e ha concluso in un recente studio che hanno «costantemente incrementato le loro attività e assunto un profilo sempre più grande all’interno della politica nazionale». Nonostante molti di questi gruppi tendano storicamente a definirsi in opposizione al governo federale, recentemente si sono avvicinati a Trump e al partito di cui attualmente è candidato. Sono gli stessi che nei mesi più duri della prima ondata del Coronavirus sono scesi in piazza per protestare contro le restrizioni pandemiche.

Adesso guardano con attenzione i sondaggi. Non a caso, conclude Acled, sono gli swing states, ovvero gli stati in bilico tra repubblicani e democratici come la Georgia, il Michigan, la Pennsylvania e il Wisconsin ad essere quelli a più alto rischio di una rappresaglia armata, sia nelle capitali sia nelle cittadine periferiche. Ma c’è un altro dato che preoccupa e che non riguarda soltanto le milizie, né di destra, né di sinistra. Quest’anno gli americani hanno acquistato ben 17 milioni di armi da fuoco: un record assoluto, mai così tante.

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