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Usa 2020, la disfatta di Biden fra i latinos agita i dem. Ocasio-Cortez: «Non c’è stato lo sforzo necessario»

04 Novembre 2020 - 07:01 Riccardo Liberatore
Dietro la vittoria di Trump in Stati chiave come il Texas e la Florida c’è anche il sostegno degli elettori latinoamericani. E nel partito democratico si levano le prime critiche

Per tentare di vincere in Florida e spianarsi la strada per la Casa Bianca Joe Biden aveva mandato a Miami Barack Obama alla vigilia del voto. L’ex presidente americano è riuscito a strappare lo stato ai repubblicani sia nel 2008 sia nel 2012, la seconda volta con un margine minuscolo, lo 0,88%. Ma la Florida resta territorio di Donald Trump, che vi aveva vinto già nel 2016. Con il 93% dei voti scrutinati, il presidente è avanti con un margine del tre percento. Abbastanza per la sua squadra per dichiarare vittoria su Twitter. È presto per analizzare con esattezza il voto ma un dato salta agli occhi: i latinos hanno scelto Trump, e non soltanto in Florida.

Non solo la Florida: anche nel Texas i latino disertano i dem

Secondo la Cnn infatti in Florida il consenso dei latinx per il candidato democratico sarebbe crollato rispetto a quattro anni fa. Così anche in Georgia e in Ohio. Certo, l’etichetta “lanitos” o “latinx” è una generalizzazione e quindi in parte fuorviante. Infatti, se guardiamo gli exit polls dell’emittente CBS suddivisi per nazionalità vediamo che mentre i cubani in Florida avrebbero votato per Trump con ampi margini – 57% contro il 40% di Biden – i portoricani invece hanno preferito Biden con margini ancora più grandi: 72% contro il 25%.

Il risultato in parte era atteso. Un sondaggio del New York Times/Siena College di domenica scorsa mostrava Biden avanti di 54% tra gli elettori latinx nello stato, circa 8 punti percentuali in meno rispetto a Hillary Clinton quattro anni fa (in totale l’ex candidata dem era riuscita a ottenere il 66% delle preferenze).

Non è difficile immagine le motivazioni: i cubani così come anche i cittadini di origine centroamericana tendono a essere suscettibili alle accuse di socialismo fatte da Trump nei confronti dei democratici. Il presidente ha cercato di trarne vantaggio, finanziando in Florida pubblicità in lingua spagnola in cui Biden veniva paragonato a leader latinoamericani come Castro, Hugo Chávez e Nicolás Maduro. Inoltre, in un contesto in cui gli Stati Uniti sono stati scossi dai disordini legati alle restrizioni anti-Covid e dagli scontri sui temi razziali che sono avvenuti dopo l’uccisione di George Floyd, il messaggio di “law and order” di Trump potrebbe aver avuto una forte presa sugli elettori ispanici.

Così è accaduto anche in alcune contee chiave anche in Texas, un altro degli stati “chiave” che era dato in bilico tra repubblicani e democratici e dove attualmente Trump è in vantaggio di almeno cinque punti. Nella contea con la più alta concentrazione di latinos, pur arrivando prima di Trump, Biden avrebbe vinto con un margine molto più sottile rispetto a Hillary quattro anni fa. E così, con lo spoglio di voti ancora in corso, cominciano le autocritiche e le riflessioni all’interno dei democratici.

Prima tra tutti, la deputata del Bronx di origini portoricane Alexandria Ocasio-Cortez, rieletta al Congresso in quota dem, ha detto: «Non commenterò i risultati elettorali perché il conteggio è ancora in corso. Ma posso dire che avevamo lanciato l’allarme sulle debolezze dei democratici fra gli ispanici da molto tempo. C’è una strategia e una strada, ma non c’è stato lo sforzo necessario». Una manifestazione di disappunto che sa di sconfitta.

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