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Speranza durissimo ai governatori in zona rossa: «Chiusure decise con i loro dati. Ignorano la situazione grave anziché prendersi le proprie responsabilità»

05 Novembre 2020 - 12:00 Giovanni Ruggiero
Dopo le proteste di Piemonte, Lombardia e Sicilia, il ministro della Salute respinge le accuse sui dati non affidabili su cui sono state decise le zone rosse. Quegli stessi dati, ricorda Speranza, sono forniti dalle regioni e ci sono loro rappresentanti nel gruppo che decide sui livelli di rischio

Arriva duro l’intervento del ministro della Salute Roberto Speranza rivolto a tutti quei governatori che da ieri sera protestano per la chiusure imposte con l’ordinanza del ministero dopo l’ultimo Dpcm. Alle accuse dei presidenti di regione di aver preso la decisione sulla base di dati troppo vecchi, Speranza risponde ribattendo la palla agli stessi governatori, ricordando loro che quegli stessi numeri contestati sui contagi di Coronavirus sono forniti dalle stesse autorità sanitarie regionali ormai da maggio: «Nella cabina di regia – aggiunge poi il ministro – ci sono tre rappresentanti indicati dalle regioni». Secondo Speranza quindi: «È surreale che anziché assumersi la loro parte di responsabilità, ci sia chi faccia finta di ignorare la gravità dei dati che riguardano proprio i territori. Serve unità e responsabilità. Non polemiche inutili».

A esplodere di rabbia oggi è il governatore piemontese Alberto Cirio, che in un infuocato post su Facebook chiede che gli si spieghi: «la logica di queste scelte, pretendo dal Governo chiarezza». Così come aveva fatto ieri in un video Attilio Fontana, Cirio punta il dito sui dati usati dal ministero per decidere le zone rosse. Numeri sull’andamento della pandemia di Coronavirus: «vecchi di almeno 10 giorni», che non considerano: «il netto miglioramento dell’Rt», tanto in Piemonte quanto in Lombardia. Le proteste sono partite anche dalla Sicilia, con il capo del Cts della Sicilia, Antonino Giarratano, che si è chiesto per quale motivo la sua regione è stata piazzata nella fascia arancione, mentre Lazio e Campania no: «La domanda non nasce dall’invidia, ma è sanitaria ed è finalizzata a capire se vi è tutela della popolazione di quelle regioni».

Fontana aveva parlato di: «schiaffo in faccia a tutti i lombardi» che negli ultimi 10 giorni avevano già subito il coprifuoco serale, oltre alle chiusure anticipate di bar e ristoranti. Una scelta, quella del governo, considerata ingiusta alla luce di altre regioni come la Campania che sembravano avere livelli di rischio dei contagi ben più alti rispetto a una regione in zona gialla, come si trova oggi quella governata da Vincenzo De Luca. E Cirio oggi torna proprio sulla disparità di trattamento, dopo una notte insonne passata a leggere e rileggere i dati. Pretende spiegazioni: «Perché per Regioni con situazioni gravi si sia usato un metro diverso».

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