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Elezioni Usa 2020, vendetta di McCain o riscossa dei latinos? Perché l’Arizona (tra gli scontri) rischia di diventare democratica

05 Novembre 2020 - 13:48 Giada Ferraglioni
Biden potrebbe portare a casa un’impresa storica nella “Sun Belt”. Secondo gli analisti, i cambiamenti demografici ed economici avrebbero spostato il focus dell’elettorato

Dopo la sempre più probabile riconquista della cintura arrugginita del Midwest statunitense, Joe Biden si affaccia anche a Sud, tra gli Stati della repubblicanissima Sun Belt – la cintura del Sole. Stando ai numeri di queste ore, il candidato democratico potrebbe conquistare i grandi elettori dell’Arizona (11), portando a casa un risultato storico «davvero notevole» – come l’hanno definito gli attivisti dem. Tra tensioni di piazza e duelli mediatici, ora negli Stati Uniti scoppia il caso.

Tirare conclusioni è ancora prematuro. Mentre ieri lo Stato sembrava aggiudicato a Biden, nella nottata Donald Trump ha ripreso parecchio terreno e manca ancora il 14% delle schede da scrutinare. La partita è ancora apertissima, ma il risultato ha comunque un peso storico. Pensare a uno scenario del genere dieci anni fa sarebbe stato impossibile, e, di conseguenza, la vittoria in Arizona dei democratici avrebbe un significato non indifferente per l’equilibrio delle parti nei prossimi anni.

Mike Murphy, ex consigliere di John McCain – che con Trump aveva talmente tanti conti in sospeso da non averlo voluto al suo funerale-, l’ha definita «la possibile vendetta di McCain». Cindy e Meghan McCain, moglie e figlia del senatore defunto, hanno partecipato alla campagna elettorale dell’avversario – da Cindy apostrofato come «uomo buono e onesto». Ma la verità sembra essere un’altra: più che l’insofferenza dei conservatori ortodossi per Trump (l’84% di chi ha votato per lui in Arizona si definisce conservatore, dice il NYT), a sbiadire il rosso dello Stato ci sono stati una serie di cambiamenti demografici ed economici.

Latinos e crisi economica

L’Arizona ha una delle più grandi popolazioni ispaniche del Paese (la maggior parte di origine messicana). Come riportato dagli exit poll del New York Times, in Arizona il 63% dei latinos ha votato per Biden, a differenza di quanto accaduto in Texas e in Florida. Il 68% delle donne latine e il 58% degli uomini di origine ispanica hanno espresso preferenza per il candidato dem, e il 60% dei non-bianchi.

Ma non solo: stando ai polls, il 49% delle donne bianche (stessa cifra per Trump) era orientata a votare per Biden e, tra gli elettori dem, c’è stato anche il 90% di chi si è impoverito in questi anni di presidenza. Secondo gli analisti, infatti, la questione dell’immigrazione – nodo cruciale dell’orientamento repubblicano nello Stato – ha lasciato il posto a preoccupazioni in merito all’economia, istruzione e sanità. Lo Stato della SB 1070, dunque – la legge varata per incrementare i controlli sull’immigrazione – sembra aver spostato il suo focus su altre questioni più urgenti.

L’ira di Trump e le proteste in piazza

Cnn, New York Times e Nbc continuano a dare l’Arizona too close to call. A sbilanciarsi su Biden vincitore sono state l’Associated Press e il The Guardian, alle quali si è unita anche la Fox, rete televisiva molto vicina al presidente uscente Donald Trump. «Mi dispiace, ma il presidente non riuscirà a ribaltare il risultato in Arizona», ha detto uno dei conduttori stamattina, dopo che Trump aveva chiamato furibondo il proprietario di News Corp, Rupert Murdoch, per spingerlo a ritrattare la loro posizione su uno Stato ancora in bilico. Cosa che Murdoch si è rifiutato categoricamente di fare.

Mentre gli spogli continuano, a Phoenix – la capitale – proseguono le proteste dei sostenitori di Trump. Gruppi di persone stanno manifestando armati di fucili e pistole, al grido di «stop al furto». Secondo quanto riporta Sky News, sarebbero almeno 300 persone, alcune delle quali armate, quelle riunite davanti al dipartimento elettorale a Phoenix per contestare il vantaggio di Biden, a seguito le accuse di brogli avanzate da Trump.

Immagine di copertina: EPA-EFE/RICK D’ELIA

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