Galli: «Il Natale? Comunque ce lo siamo giocato: non sarà più come prima. Spero che il Dpcm non sia tardivo»
Le nuova stretta imposta con l’ultimo Dpcm a partire della quattro regioni in zona rossa potrebbe non bastare per tornare a una graduale normalità nella vita sociale. E non sarebbe stato comunque possibile, secondo il primario dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, perché ormai la pandemia di Coronavirus ci impone di rivedere tutte le nostre abitudini. E non fa eccezione il Natale, che inevitabilmente quest’anno sarà diverso per tutti. Serviranno circa tre settimane per vedere una possibile riduzione dei contagi: «Forse non ci siamo giocato il Natale – dice Galli al Forum Sistema Salute – Ma in ogni caso il Natale ce lo siamo giocati comunque, rispetto a quello a cui eravamo abituati».
Per le feste di dicembre si dovrà rinunciare alle grandi tavolate in famiglia e allo scambio dei regali come si è sempre fatto, cercando di imparare a convivere con il virus: «Che non significa ricominciare a fare quello che si faceva prima – ribadisce Galli – ma mantenere una serie di restrizioni, anche molto fastidiose, che rimarranno. Altrimenti, ci si ritrova punto e da capo, come abbiamo visto nella pratica». Il timore di Galli è che le ultime restrizioni volute dal governo possano essere tardivi, ma l’attenzione soprattutto deve essere concentrata a una prossima possibile ondata: «Una volta bloccata questa ondata, dobbiamo fare in modo che non arrivi la terza. E per farlo bisogna rispettare le regole».
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