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Da Minneapolis a Portland: ancora proteste negli Usa dopo il voto

05 Novembre 2020 - 22:15 Cristin Cappelletti
Nell’Oregon scende in strada la Guardia Nazionale. Arresti anche a New York e Denver

Sono centinaia le persone arrestate in tutti gli Stati Uniti per i disordini scoppiati a seguito dell’Election Day. Con un risultato ancora incerto, a quasi 48 ore dalla chiusura dei seggi, e un testa a testa serrato tra Joe Biden e Donald Trump, i manifestanti sono scesi in strada in diverse città americane a sostegno (ovvero contro) entrambi i candidati presidente. A Minneapolis, città dove a maggio è stato ucciso l’afroamericano George Floyd, centinaia di persone sono state arrestate dopo aver partecipato a una marcia di protesta contro il presidente Donald Trump e dopo che lo stesso ha minacciato cause legali.

Alla dimostrazione si sono uniti anche altri gruppi, tra cui i membri del movimento Black Lives Matter. A Portland, già teatro di scontri ad agosto, almeno 11 persone sono finite in manette e gli agenti hanno sequestrato anche fuochi d’artificio, un fucile e diversi martelli. Il governatore dello Stato, Kate Brown, ha attivato la Guardia Nazionale per contenere il rischio di violenze. A New York, invece, circa 60 manifestanti sono stati arrestati quando le proteste partite da Washington Square Park sono degenerate scatenando il caos nel West Village, a Manhattan. Quattro arresti sono stati effettuati anche a Denver durante gli scontri tra i manifestanti e la polizia. Ma le contestazioni hanno attraversato l’intero paese: ce ne sono state a Detroit, Los Angeles, Seattle, Houston, Pittsburgh, San Diego.

Ieri, sempre a Portland, un gruppo di manifestanti ha bruciato una bandiera degli Stati Uniti. Quando il presidente, poco dopo la chiusura dei seggi, ha annunciato di aver vinto le elezioni, nonostante il risultato ancora in bilico, i contestatori si sono riuniti fuori dal tribunale federale della città. Molti hanno gridato slogan contro Trump, altri hanno ballato al ritmo di musica hip-hop ad alto volume. In Arizona, invece, Stato ancora in bilico, ma che ora vede Biden avanti, un gruppo di cittadini a favore di Trump ha chiesto di fermare il conteggio dei voti e alcuni dei manifestanti sarebbero stati armati.

Mentre i conteggi vanno avanti, non sappiamo cosa avverrà quando sarà proclamato un vincitore. Se Biden (che al momento sembra favorito) non ha mai dato segnale di voler trascendere i toni del confronto, anche se potrebbe fare ricorso legale, i manifestanti anti Trump non sembrano della stessa idea. Nello schieramento opposto è lo stesso presidente uscente che, con toni sempre più duri, ha lasciato intendere di non voler accettare un esito sfavorevole, accendendo l’animo dei supporter più radicali. Comunque vadano le cose, insomma, le proteste di piazza potrebbero proseguire.

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