Rapporto Gimbe, peggiorano i dati in tutte le regioni: «Ospedali prossimi alla saturazione»
Arriva puntuale il monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe sulla situazione e dei contagi da Covid-19 in Italia. Il quadro del periodo che va tra il 28 ottobre e il 3 novembre sembra essere, purtroppo, piuttosto chiaro: l’escalation dei contagi continua con una messa sotto pressione delle strutture assistenziali sempre maggiore. Per la precisione il report parla di «ospedali prossimi alla saturazione» con aumento rispetto alla settimana precedente di oltre 195 mila casi e 1.712 decessi. 21.114 i ricoverati con sintomi e 2.225 quelli in terapia intensiva che secondo il monitoraggio avvicinerebbe le strutture sanitarie alla soglia di saturazione.
Peggioramento in tutte le Regioni
Con un incremento complessivo di tamponi effettuati del +163.945, un aumento pari al 14%, Gimbe descrive una situazione di «peggioramento in tutte le Regioni», fatta eccezione del dato sull’incremento percentuale dei casi. che in alcuni territori, fa registrare «lievissimi rallentamenti».
«Crollo dell’argine territoriale del testing & tracing»
Un incremento definito «esponenziale» da Gimbe soprattutto in relazione all’ulteriore aumento del rapporto positivi/casi testati: 23,9% della settimana appena trascorsa contro il 18% della precedente. Con un bacino di attualmente positivi che ha ormai superato quota 418 mila, la crescita di persone che hanno riscontrato il virus è pari al 63,9%. «L’ulteriore incremento del rapporto positivi/casi testati, prossimo al 24%, certifica definitivamente il crollo dell’argine territoriale del testing & tracing» ha commentato il presidente della Fondazione Nino Cartabellotta, che definisce «condivisibile» la decisione del governo di introdurre misure proporzionate ai differenti livelli di rischio regionale ma chiede ufficialmente la pubblicazione dei criteri utilizzati.
La polemica sui dati
Oltre a riportare il calcolo dei dati sui numeri attualmente disponibili, il report di Gimbe evidenzia una riscontrata difficoltà di monitoraggio da non sottovalutare. Il Presidente Cartabellotta segnala la mancata accessibilità ai dati ufficiali grezzi, che non sarebbero quindi stati aperti alla consultazione. «Solo per il report giornaliero dei casi di Covid-19», ha dichiarato Cartabellotta, «i dati sono disponibili in formato open. Al contrario, per il sistema di sorveglianza nazionale integrata disponiamo solo dei report settimanali dell’Istituto Superiore di Sanità con dati in forma aggregata».
La denuncia riguarderebbe anche i report sugli indicatori di monitoraggio della fase 2 della Cabina di Regia, «utilizzati per guidare le misure restrittive». I parametri e gli indicatori su cui si è basata l’assegnazione dei colori per i diversi territori del Paese secondo Cartabellotta non sarebbero «sufficientemente chiari e oggettivi da escludere valutazioni discrezionali», rischiando che il meccanismo delle chiusure e riaperture «richieda sempre e comunque un passaggio politico con le Regioni».
«Ancora senza strategia»
A proposito delle decisioni prese dal governo nell’ultimo Dpcm, dopo aver invitato alla comunicazione chiara del metro di valutazione utilizzato per classificare il livello di rischio delle varie regioni, Cartabellotta prende la mira anche su quella che definisce la «”non strategia” dei Dpcm settimanali». La comunicazione trasparente tra governo e Regioni secondo Cartabellotta ora è fondamentale per arginare le incomprensioni e mettere un freno anche alle continua direttive su misure e potenziamenti. «Manca ancora una strategia a medio-lungo termine» continua il presidente di Gimbe, evidenziando come questo avvenga a discapito in primis di una popolazione «al momento chiamata a sottostare passivamente a nuove restrizioni settimanali che rendono incerta la quotidianità e alimentano preoccupazioni sul futuro».
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