Usa 2020: musica trap, giovani afroamericani e mamme dei sobborghi, così il sogno democratico è entrato nella Georgia “schiavista”
Mentre si contano gli ultimi voti in attesa del risultato finale, la Georgia ha già cambiato pelle. Anche se alla fine non ci dovesse essere la vittoria dei democratici, il successo di Joe Biden in uno Stato da più di 20 anni feudo dei repubblicani mostra una piccola rivoluzione nel Peach State assolato dove solo Bill Clinton riuscì a portare un po’ di blu nel 1992. L’onda democratica ha bucato definitivamente l’immagine della terra di schiavisti e coltivatori di arachidi con il fucile sempre in bella vista, e fatto emergere in maniera prepotente ciò che la Georgia è oggi: uno Stato molto diverso al suo interno, dove riescono a convivere le fattorie con la bandiera confederata di Forsyth e le trap house delle periferie di Atlanta, gli abortisti sfegatati e i fan di Childish Gambino (ideatore di una delle serie tv più belle degli ultimi anni ambientata proprio ad Atlanta).
Il cambiamento demografico
Nelle contee che si sviluppano lungo il più importante nodo autostradale degli Stati del Sud un elettorato multiforme è stato in grado contemporaneamente di mandare al Congresso la prima senatrice Qanon – il movimento cospirazionista che crede che Donald Trump sia una specie di messia che deve liberare gli americani dalla lobby liberal dei pedofili guidata dai Clinton e dalle star di Hollywood – e di aprire le porte del Sud degli Stati Uniti ai democratici. Cambiamenti così radicali non avvengono all’improvviso. I due milioni e mezzo di voti provvisori di Joe Biden sono figli innanzitutto dell’evoluzione demografica: tra il 2010 e il 2019 – scrive il sito Vox – la popolazione dell’area metropolitana di Atlanta è cresciuta da 5.3 milioni di persone a oltre 6 milioni: i nuovi cittadini sono in prevalenza giovani, giovanissimi afro-americani e venti-trentenni bianchi laureati che hanno scelto la città della Cnn e della Coca Cola come la loro New York del Sud: prezzi abbordabili e una vita culturale vibrante e autentica.
Il fattore musicale
Sono passati più di dieci anni da quando il rapper Jeezy scendeva dalla sua Lamborghini nel quartiere Sweet Auburn cantando My president is black, my lambo is blue: nessuno prima di lui, nel mondo nero e arrabbiatissimo del rap, aveva osato omaggiare la politica di palazzo (e il merito in questo caso è tutto di Barack Obama). La presa di posizione di Jeezy inaugura il trasferimento della scena street dall’Est al Sud degli Stati Uniti, trasformando Atlanta nella nuova mecca dell’hip hop. E avvia una riflessione globale sulla coscienza politica dei giovani afroamericani che – come accade ancora in quella che prima di Donald Trump fu la patria del soft power – con un triplo salto carpiato passa dalle stanze dove sono nati i trapper Migos, Lil Yachty e 21 Savage all’ufficio di Stacey Abrams, che per un pelo nel 2018 non è diventata la prima governatrice afroamericana della Georgia.
Effetto Stacey Abrams
L’onda blu che si va definendo in queste ore dipende anche da Abrams, 46 anni, un passato da giurista e un futuro garantito nella eventuale amministrazione Biden. La delusione per la sua sconfitta unita allo straordinario lavoro di Abrams per alimentare la coscienza del voto tra gli afroamericani e garantirne l’esercizio, ha permesso a centinaia di migliaia di nuovi elettori di recarsi alle urne per chiedere un cambiamento coerente con le loro ambizioni.
Ma Abrams non è l’unica donna nera a guidare il cambiamento della Georgia. Ad accompagnarla in questo viaggio c’è la sindaca di Atlanta Keisha Lance Bottoms, figlia di un musicista soul assiduo frequentatore delle carceri georgiane, diventata un personaggio internazionale durante gli scontri seguiti alla morte di George Floyd, quando – con un mix di empatia e fermezza – è riuscita a riportare ordine in città, ricordando ai manifestanti in rivolta che le loro azioni «non avrebbero distrutto la città ma le loro comunità».
I nuovi sobborghi e la battaglia per il Senato
Se è vero che esiste ancora e probabilmente esisterà ancora a lungo una Georgia rurale e reazionaria molto lontana da questo immaginario, il cambiamento in atto non riguarda solo le periferie e i quartieri bohémien delle aree metropolitane. I primi dati sulla composizione dell’elettorato democratico dimostrano una teoria che va prendendo sempre più piede negli ultimi anni: i sobborghi americani sono cambiati, e quelli del Peach State non sono da meno. Dietro la rimonta di Joe Biden in Georgia ci sono gruppi organizzati di donne bianche della classe media che hanno fatto campagna per l’ex vice-presidente, un uomo rispettabile e in grado di ridare lustro alle istituzioni e maggiore sicurezza alle famiglie. Giovani madri e mogli con i vestiti sempre ben stirati che non disprezzano l’immagine del prato verde, ma che sono consapevoli del fatto che un’America diversa è – come è stata per secoli – un’America più ricca. Dal cuore del Sud fino a Washington D.C., il grande paradosso di queste ore è che dalla Georgia potrebbe dipendere anche la tenuta repubblicana del senato visto che entrambi i seggi senatoriali dello Stato rischiano di andare al ballottaggio, rimandando al prossimo 5 gennaio la decisione sulla Camera alta. Mettiamoci comodi.
Foto di copertina: elaborazione grafica di Vincenzo Monaco
Leggi anche:
- Usa 2020, Biden verso la vittoria: aumenta il vantaggio in Pennsylvania e in Georgia. Trump: «Non può reclamare la presidenza»
- Usa 2020, Joe Biden è il 46esimo presidente degli Stati Uniti
- Usa 2020, la battaglia di Trump sul voto spacca il partito repubblicano: così i big hanno preso le distanze
- Usa 2020. Steve Bannon invoca la decapitazione di Fauci e del direttore dell’FBI Christopher Wray – Video
- Usa 2020. Il discorso di Donald Trump sui presunti brogli elettorali è pieno di Fake News
- Elezioni Usa 2020, vendetta di McCain o riscossa dei latinos? Perché l’Arizona (tra gli scontri) rischia di diventare democratica
- Elezioni Usa, Biden vince lungo la Rust Belt: così i democratici hanno ritrovato il sostegno della classe operaia
- Insegnante, italica, indomita: Jill Jacobs Biden, la nuova first lady degli Stati Uniti