In Evidenza Benjamin NetanyahuDonald TrumpGoverno Meloni
ESTERICoronavirusDpcmGiuseppe ConteItaliaLockdownSanità

Conte alza la voce con le Regioni: «Se rifiutano le tre fasce, portano a sbattere il Paese. L’unica alternativa è il lockdown nazionale»

07 Novembre 2020 - 07:46 Redazione
Il premier ai governatori “ribelli”: «Chi ci accusa di agire sulla base di discriminazioni politiche è in malafede. Non c’è nessuna volontà di penalizzare alcune aree»

Rifiutare la suddivisione dell’Italia in tre fasce «significa portare il Paese a sbattere contro un nuovo lockdown generalizzato». Dopo il ministro Roberto Speranza, anche il premier Giuseppe Conte alza la voce con le Regioni e, in un’intervista al Corriere della Sera, commenta così i malumori di alcuni governatori: «Chi ci accusa di agire sulla base di discriminazioni politiche è in malafede. Non c’è nessuna volontà di penalizzare alcune aree a discapito di altre».

Il premier chiarisce che l’alternativa al meccanismo messo in campo dal governo – con chiusure differenziate di Regione in Regione a seconda del rischio legato all’emergenza Covid – è un lockdown nazionale: «I cittadini della Lombardia, del Piemonte, della Valle d’Aosta, della Calabria, non ne trarrebbero nessun beneficio», dice riferendosi alle Regioni attualmente in fascia rossa. «Senza contare l’ingiustizia di imporre lo stesso regime di misure che stiamo applicando alle Regioni rosse anche a cittadini che vivono in territori in condizioni meno critiche».

«Nessuno ha mai messo in discussione questo meccanismo»

«Sono sei mesi che l’Istituto superiore di sanità sta sperimentando, insieme alle Regioni, questo meccanismo di monitoraggio – aggiunge il premier -. Nessuno lo ha mai messo in discussione, prima di adesso. Le Regioni lo alimentano con i dati inviati periodicamente e ne certificano i risultati attraverso i loro rappresentanti che fanno parte della cabina di regia».

Il premier, poi, rifiuta la tesi secondo cui la mappa dell’Italia spaccata in tre rappresenterebbe una sconfitta: «Unità significa solidarietà, non omogeneità. Non sono giornate felici per le aree rosse. I cittadini sono costretti a un nuovo regime molto penalizzante perché sono misure che limitano la circolazione e rischiano di deprimere tanti ristoratori, esercenti e operatori economici. Ma anche le aree arancioni e gialle sono sottoposte a misure restrittive, pur differentemente graduate. Non facciamo tutto questo a cuor leggero. Solo così possiamo contrastare il Covid e vincere questa battaglia. Speriamo il più presto possibile».

Continua a leggere su Open

Leggi anche:

Articoli di ESTERI più letti