Sei Regioni rischiano il giro di vite: ecco quali aree potrebbero entrare nella fascia arancione (e perché)
La nuova ordinanza del ministro Roberto Speranza potrebbe arrivare già oggi, 7 novembre. Il meccanismo di suddivisione in fasce previsto dal nuovo Dpcm anti-Coronavirus è in vigore da due giorni, e alcune Regioni inserite in area gialla rischiano già di finire in quella intermedia, l’arancione, che prevede restrizioni più severe. I nuovi livelli degli indici che regolano la suddivisione in fasce dovrebbero essere resi noti oggi (salvo ulteriori ritardi), ma è già possibile fare qualche previsione. Basta guardare ai dati sulla pressione ospedaliera sui vari territori.
La situazione attuale
Come sottolinea la Repubblica, le osservate speciali sono Liguria, Veneto, Umbria, Campania, Toscana ed Emilia-Romagna, oltre alla provincia autonoma di Bolzano. Nel monitoraggio della cabina di regia relativo alla settimana fino al 25 ottobre, le aree in questione erano state messe nella fascia gialla in via “precauzionale”, vista la mancanza di dati completi che definissero precisamente i livelli di rischio. Ma i 21 criteri stabiliti dalle autorità davano già un quadro precario, in alcuni casi, come la Liguria, sbilanciati sul «rischio alto».
Il criterio della saturazione ospedaliera è ormai fondamentale. Nella Regione guidata da Giovanni Toti i posti letto occupati in terapia intensiva e reparti internistici sono passati rispettivamente dal 17% al 42% e dal 30% al 66%. L’Umbria registra rispettivamente il 48 e il 49%, mentre la Toscana avrebbe visto un incremento dell’indice Rt negli ultimi giorni. Stesso quadro per l’Emilia-Romagna, che avendo quattro province con un Rt sopra l’1,5 – e le altre appena sotto – si è già affacciata sullo scenario 4.
Pronta ad affollarsi quindi la zona arancione, che per ora prevedeva solo Puglia e Sicilia. Un quadro destinato a peggiorare: in tutta Italia l’occupazione media delle terapie intensive è arrivata alla soglia di allerta del 30% e quella dei reparti di medicina ha già superato il limite di 5 punti, toccando il 45%. Per quanto riguarda le zone rosse, invece, non dovrebbero esserci novità, almeno per il momento: al livello più alto restano solo Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Calabria.
Foto di copertina: ANSA/ANDREA MEROLA
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