Lockdown ma non troppo. Non è come a marzo: più gente in strada, tante le “scuse” per uscire di casa
C’è chi va dal parrucchiere, chi a fare sport, chi accompagna i bambini a scuola, chi prende una boccata d’aria con il figlio sulla bici, chi compra take away e chi, come già accaduto in passato, si reca più a volte al supermercato. Ma c’è anche chi va a prendere un caffè (d’asporto) e chi a pregare in chiesa. Insomma, di ragioni possibili per uscire di casa, anche nelle zone rosse, ce ne sono diverse, forse anche troppe, ed è per questo che già al primo giorno di lockdown qualcosa sembra non quadrare. Non è “colpa” dei cittadini che, nella stragrande maggioranza dei casi, si stanno attenendo alle norme, ma dell’ultimo Dpcm anti-Coronavirus che ha imposto un lockdown decisamente più “dolce” rispetto a quello di marzo, quando tutta Italia si è chiusa letteralmente in casa. Ma basteranno queste limitazioni più soft, anche nelle zone rosse, a frenare l’avanzata del virus?
Le testimonianze social da Milano
Strade affollate
Il traffico, in alcune zone rosse come Milano, continua a essere intenso, perché sono in tanti a recarsi in ufficio o ad accompagnare i figli (solo nel caso di nidi, scuole per l’infanzia, elementari e prime medie) a scuola. Le strade, dunque, questa volta non si sono svuotate affatto.
Ci sono anche le mamme e i papà che portano il figlio sul monopattino o in bici al parco, ci sono gli amanti degli amici a quattro zampe che portano a spasso il proprio cane. E non è finita qui.
Le edicole, il barbiere e il caffè d’asporto
A differenza del lockdown rigidissimo di marzo, oggi è possibile recarsi dal barbiere o dal parrucchiere. I centri estetici, invece, rimangono chiusi. Si può uscire anche per andare a comprare un giornale in edicola e delle medicine in farmacia mentre tutti gli altri negozi al dettaglio restano chiusi. Niente shopping, per quello bastano i siti di e-commerce che per il mese di novembre sono pronti a stappare bottiglie di champagne. Si può anche andare a prendere un caffè o un croissant d’asporto (fino alle 22): tassativamente vietato consumare sul posto o nelle adiacenze del locale.
Si può andare in chiesa, in libreria o al parco
Ma la lista delle “scuse” non finisce qui: restano aperte le lavanderie, i negozi di ferramenta, i fiorai, le librerie, le cartolerie ma anche i negozi di abbigliamento per bambini, quelli di tecnologia e le profumerie. Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti. Resta difficile per le forze dell’ordine stabilire quanti stiano dicendo la verità e quanti no nella compilazione delle autocertificazioni. Stessa situazione anche nei mercati cittadini, dove la bancarella che vende vestiti deve smontare tutto mentre quella, invece, di generi alimentari no. Si può andare in chiesa, al parco, si possono fare passeggiate nei pressi della propria abitazione. Non proprio una reclusione. Ed è forse per questo motivo che le città, rientranti nella zona rossa, non sono poi così deserte. Un lockdown a metà.
E sembrano essere lontani anche i tempi in cui si dava la “caccia” al runner. Oggi tutti possono riscoprire l’amore per la corsa: l’attività sportiva è consentita «esclusivamente all’aperto e in forma individuale». Quindi niente corse di gruppo, sempre in solitaria. Ma fuori di casa, con questa scusa, si può sempre andare. Si può fare jogging, si può andare in bici, si può fare una passeggiata ma sempre in prossimità della propria abitazione e mai in comitiva. Il governo, dunque, anziché imporre un lockdown generalizzato, si è appellato al buonsenso degli italiani chiedendo di uscire solo se strettamente necessario. I primi risultati, però, non sembramo così promettenti.
Foto in copertina: ANSA/Matteo Corner | Milano, Piazza Duomo, 6 novembre 2020
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