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Usa 2020, la prima donna (nera e asiatica) vicepresidente d’America: comincia l’era di Kamala Harris

07 Novembre 2020 - 17:46 Cristin Cappelletti
A 56 anni, l’ex procuratrice della California, figlia di due immigrati di prima generazione, realizza tre primati in uno. E noi con lei

Si dovrà aspettare ancora giorni, probabilmente settimane, prima che Donald Trump conceda la vittoria a Joe Biden. Con 273 grandi elettori, il candidato democratico è diventato il 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America. E a meno di ricorsi a buon fine in tribunali locali, fino alla Corte Suprema, è improbabile, se non impossibile che Trump potrà reclamare in qualche modo la presidenza. Con la vittoria di Biden in quattro stati chiave, l’onda blu è tornata a toccare il Midwest, proprio dove quattro anni fa si era fermata Hillary Clinton, e con lei i democratici.

Da un vice presidente a una vicepresidente, Joe Biden, testimone dell’arrivo alla Casa Bianca del primo presidente afroamericano, Barack Obama, di cui ne è stato il braccio destro per otto anni, farà ora da trampolino a un’altra svolta storica. La svolta ha il nome di Kamala Harris. Sarà lei la prima donna a occupare la carica di vicepresidente degli Stati Uniti d’America, dopo le candidature di Geraldine Ferraro, nel 1984, e Sarah Palin nel 2008 nei rispettivi ticket.

AFP/SAUL LOEB | Kamala Harris

Figlia di due immigrati di prima generazione, con padre giamaicano e mamma indiana, Kamala, con l’accento sulla prima a, rappresenta l’anima più progressista dell’America. Con una carriera politica di venti anni alle spalle, Harris si è formata tra i tribunali e gli uffici della California di cui è stata procuratrice generale dal 2010 al 2014, per poi essere eletta al Senato.

Da una parte troppo agiata per incarnare il sogno americano, dall’altra troppo bianca per comprendere le difficoltà e le sfide degli afroamericani, Harris non ha mancato di fare sue le questioni razziali proprio nel confronto con Biden alle primarie democratiche. Nel 2019 aveva accusato l’ex vicepresidente di non aver contrastato abbastanza la segregazione razziale negli anni ’70 e aver lavorato con determinazione per l’integrazione. Ma, screzi a parte, l’11 agosto Joe Biden ha fatto il suo nome nel ticket per la presidenza. Lei, che è stata anche una cara amica del figlio Beau Biden, morto di cancro nel 2015, dopo essersi ritirata dalla corsa alle primarie dem, ha dato una spinta significativa alla campagna di Biden.

Con la vittoria del candidato democratico si apre una stagione americana segnata dal nome Harris. Non è un segreto che l’ex procuratrice punti alla massima carica dello Stato e chissà che questo mandato come vicepresidente non faccia da apri pista a una lunga permanenza alla Casa Bianca.

Foto di copertina: elaborazione grafica di Vincenzo Monaco

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