Coronavirus, l’esperto nel Regno Unito: «Non tracciamo la metà dei positivi: c’è chi vuol evitare l’isolamento»
Regno Unito
Anche nel Regno Unito il sistema di tracciamento dei contagi di Coronavirus non sembra funzionare a dovere, come già emerso da tempo in Italia. Secondo Mark Woolhouse, professore di epidemiologia delle malattie infettive all’Università di Edimburgo, la metà dei casi positivi di Covid-19 nel Regno Unito non viene identificato. Intervenuto al programma Seven days della Bbc scozzese, riporta il Guardian, Woolhouse ha spiegato che il problema sul tracciamento potrebbe essere in parte risolto seguendo il modello applicato su Liverpool, dove è iniziato un programma di test di massa.
L’incapacità di tracciare i contagi spesso nasce anche da una confusione di fondo, spiega Woolhouse: «Molti dei positivi sono asintomatici o così poco infetti da non riconoscere i sintomi – ha detto – e anche chi ha sintomi tende a non attribuirli al Covid-19, ignorandoli nel tentativo di evitare l’isolamento». Con questa situazione, è come cercare di tracciare i contagi: «con una mano dietro la schiena» ha detto Woolhouse.
Cambogia
Dopo la visita del ministro degli Esteri ungherese del governo di Viktor Orban, le scuole della capitale della Cambogia Phnom Penh e dell’intera provincia sono state chiuse quando è emerso che il ministro è risultato positivo al Coronavirus nel giorno della sua partenza. Peter Szijjarto con la sua delegazione al seguito ha visitato decine di scuole nella zona, incontrando centinaia di studenti e genitori. Il ministro ungherese è stato isolato dopo essere atterrato in Thailandia per poi tornare in Ungheria. Secondo il New York Times, una guardia cambogiana che ha avuto contatti con il ministro è risultata positiva, ma in via precauzionale il governo locale ha imposto la didattica a distanza per due settimane a tutte le scuole della provincia che Szijjarto ha visitato.
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