La Regione Lombardia «dimenticò» di ordinare i caschi con l’ossigeno destinati a Bergamo. L’anticipazione di Report
Nel pieno della crisi da Coronavirus, durante la prima ondata della pandemia, quando la provincia di Bergamo era la più colpita d’Italia, la Regione Lombardia dimenticò, letteralmente, di ordinare i caschi per l’ossigenazione, i cosiddetti caschi Cpap che sono il passaggio immediatamente precedente all’intubazione del paziente. La clamorosa rivelazione, corredata da mail e una fonte anonima – anche se il dirigente lombardo interessato Luigi Cajazzo, ora indagato, non ha smentito nulla – è al centro della puntata di Report che andrà in onda questa sera, 9 novembre, alle 21.20 su Rai3.
Come raccontano il conduttore, Sigfrido Ranucci, e l’inviato Emanuele Bellano, è il 14 marzo quando l’azienda sanitaria locale, la Asst Bergamo Est fa richiesta urgente di caschi Cpap. Due giorni dopo, però, i dispositivi non sono ancora arrivati. E dalle verifiche fatte con l’azienda che doveva seguire la consegna, la Dimar di Modena, emerge che l’Unità di crisi aveva dimenticato di inviare l’ordine.
Non è l’unica sfasatura. La Regione per parecchio tempo, mentre la situazione di Bergamo Est, quella di Alzano e Nembro, diventa sempre più grave, continua a fare gli ordinativi di tutti i materiali di protezione e persino dei tamponi non sulla base del numero di malati, ma sulla popolazione: a province più grandi più dispositivi, non importa se ci sono meno contagi. Va così per le tute protettive: 4 a Bergamo Est, mentre ne arrivano 17 a Como, a Monza, a Lecco e a Varese.
Come si può leggere nella mail che Report manderà in onda questa sera, il Direttore Amministrativo della Bergamo Est quel giorno scrive ai colleghi: «Solo un commento: ci daranno lo stesso numero di camici di Valtellina, che ad oggi ha 8 positivi». Va così anche per i tamponi. Il 25 febbraio Marino Signori, il responsabile della medicina del Lavoro della ASST Bergamo Est, uno dei medici poi uccisi proprio dal virus, scrive in una mail di prima mattina, inviata alla Regione: «Non posso fare sorveglianza sanitaria in quanto sprovvisto di tamponi». E’ uno dei tanti allarmi che manda, finiti sempre inascoltati.
L’errore sui caschi, però, è il più clamoroso perché in molti casi l’assenza dell’adeguata ossigenazione ha letteralmente ucciso pazienti che avevano buone speranze di ripresa. E perché Report ha rintracciato le prove della dimenticanza. Una fonte anonima ha rivelato alla trasmissione elementi importantissimi: «Il 14 marzo la Asst Bergamo Est fa richiesta di caschi Cpap per i gli ospedali di Alzano Lombardo, Seriate e di Piario. Due giorni dopo, il 16 marzo, i caschi non arrivano. Allora chiamiamo la Dimar di Modena, la società che produce i caschi Cpap. La risposta della Dimar è che i caschi non sono nell’ordine che ha ricevuto. Dopo aver parlato con Dimar e aver capito che il nostro ordine non c’era, chiediamo spiegazioni ad Aria e veniamo a sapere qual è il problema: l’Unità di crisi aveva dimenticato di inviare l’ordine dei nostri caschi alla Dimar».
Il caso Sardegna
Non è l’unica rivelazione contenuta nella puntata di stasera. A proposito delle discoteche in Sardegna rimaste aperte fino a ferragosto, il consigliere regionale Angelo Cocciu, ha confermato a Report il sospetto circolato da più parti in quei giorni. Se la Regione scelse di tenere aperti i locali fu per non scontentare i gestori di discoteche. Cocciu dice addirittura che si sarebbe stata una riunione tra capigruppo direttamente nell’aula del consiglio: «Ci siamo riuniti come capigruppo, ma dentro l’aula. Questi contagi stavano salendo, però erano abbastanza contenuti. Avevano una curva di crescita contenuta rispetto a quello che abbiamo visto durante il periodo di marzo-aprile. Quindi mi hanno chiesto quasi tutti, dai Presidente dai qualche giorno in più perché è possibile che ci siano delle problematiche. Poi ho saputo per esempio che Billionaire, PhiBeach e altra gente avevano dei contratti stratosferici con dj importanti».
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