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Usa 2020, al via la “transizione” firmata Biden- Harris. Ecco la squadra che porterà il presidente alla Casa Bianca

09 Novembre 2020 - 08:09 Riccardo Liberatore
La sfide che aspettano il presidente sono molte e imponenti: dall’epidemia ala crisi climatica. Per affrontarle dovrà scegliere le persone giuste, trovando un equilibrio tra la parte più radicale del suo partito e i repubblicani che attualmente controllano il Senato

C’è un nuovo account su Twitter che porta il nome di Joe Biden e Kamala Harris. Si tratta dell’account ufficiale «per la transizione presidenziale» ed esiste dall’8 novembre anche se l’operazione – a cui la campagna di Biden avrebbe destinato ben 7 milioni di dollari – in realtà è iniziata già da diversi mesi. Tra i pochi tweet inviati finora c’è una lettera di auguri dell’ex presidente George W. Bush al presidente eletto – utile, si suppone, per legittimarlo agli occhi degli elettori repubblicani in assenza di un resa da parte di Donald Trump. Ma c’è anche un’ambiziosa lista di obiettivi a cui lavorare a partire da subito e per i prossimi 72 giorni che – salvo nuovi colpi di scena – dividono Biden e Harris dalla Casa Bianca. In cima c’è l’epidemia di Coronavirus che negli Stati Uniti attualmente fa in media 100 mila nuovi positivi al giorno. Anche se il presidente eletto non potrà fare nulla di concreto prima di gennaio, si sta portando avanti. Lunedì dovrebbe annunciare la formazione di una nuova task force di tecnici che, tra le varie cose, dovrebbe puntare a introdurre l’obbligo di mascherina in tutto il Paese. Oltre a «proteggere e preservare la salute della nostra nazione», c’è anche un’economia da mettere al riparo (la disoccupazione reale nel Paese è arrivata secondo alcune stime addirittura al 26%), gli scontri razziali da placare e una crisi climatica da scongiurare.

Dalla squadra di transizione al gabinetto

Vista l’entità della sfida, servono le persone giuste. Negli Stati Uniti ovviamente è già partito il toto-nomi per chi farà parte del nuovo gabinetto che il presidente dovrà nominare e che il Senato – attualmente a maggioranza repubblicana – dovrà confermare. Infatti inizia proprio da qui la sfida di Biden: trovare una lista di persone che potrebbe essere accettabile anche a Mitch McConnell, il leader dei repubblicani al Senato e, ormai, la persona più influente nel suo partito. Certo, i democratici possono ancora sperare di portare a casa due seggi in più al Senato nelle elezioni che si terranno in Georgia a gennaio dell’anno prossimo e ribaltare così gli equilibri, ma al momento devono fare i conti con “Mitch”.

EPA/MARK LYONS | Il leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell del Kentucky

I due si conoscono da una vita – Biden è stato eletto al Senato nel ’73, il senatore del Kentucky nell’85 – e nonostante le tensioni degli ultimi mesi sono uniti da un’amicizia di vecchia data (mercoledì McConnell ha chiamato Biden «il mio vecchio amico»). Detto questo, McConnell è anche colui che ha bloccato la nomina di Obama per un giudice alla Corte Suprema – laddove invece ha aiutato Trump ad eleggere ben tre persone – e alcuni lo considerano il più grande “facilitatore” dell’agenda politica del presidente in carica. Difficile immaginare che McConnell possa accettare la nomina di alcuni dei candidati più radicali come Elizabeth Warren e Bernie Sanders, che hanno brillato durante le primarie e che vantano un seguito importante nel partito e nel Paese, nonostante le pressioni da parte della base (come si evince da questa intervista ad Alexandria Ocasio-Cortez). Più probabile invece che nel gabinetto di Biden ci siano anche dei nomi repubblicani. Il sito d’informazione Politico per esempio fa il nome di Meg Whitman, ex candidata per il grand old party in California (ed ex Ceo di eBay) come possibile ministra del Commercio.

Biden ha già detto più volte che vuole che il gabinetto sia quanto più inclusivo possibile e il presidente potrebbe segnare nuovi primati nominando una donna di colore al Tesoro o alla Difesa (tra i nomi in lizza per questa posizione ci sarebbero, rispettivamente, l’economista Lael Brainard e Michele Flournoy, ex sottosegretaria alla Difesa). Susan Rice, ex consigliera per la sicurezza nazionale nell’amministrazione Obama, avrebbe buone possibilità di diventare la nuova segretaria di Stato, se non fosse per l’opposizione dei repubblicani che la ritengono moralmente responsabile per la morte di quattro cittadini americani, tra cui l’ex ambasciatore, nell’attacco a Bengasi, in Libia, nel 2012.

EPA/HOW HWEE YOUNG / POOL | L’ex consigliera per la sicurezza nazionale presso le Nazioni Unite Susan Rice con il presidente cinese Xi Jinping, 26 luglio 2016

Nel frattempo, nella squadra di transizione del presidente, presieduta da Ted Kaufman, ex senatore del Delaware e assistente politico del presidente eletto, troviamo anche l’ex vicedirettrice della Cia, Avril Haines, la prima donna a ricoprire questo ruolo. Si tratta soltanto di una tra diversi ex consiglieri e membri dello staff di Barack Obama, come l’ex capo della comunicazione della Casa Bianca Jen Psak. La squadra, che attualmente conta 75 persone, è destinata a crescere ed entro il giorno dell’inaugurazione – il 20 gennaio 2021 – potrebbe contare fino a 350 persone: tutte, a loro modo, parti integranti della nuova amministrazione Biden.

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