Bassetti sotto attacco a Genova: «Schifato dal gioco al massacro contro di me. A fine pandemia me ne vado»
«Questa città non mi ha accolto come mi sarei aspettato». Matteo Bassetti, uno dei volti della medicina italiana con più esposizione mediatica durante la pandemia, è arrabbiato con il territorio in cui combatte contro il Coronavirus. «Non credo che rimarrò a Genova quando l’emergenza sarà finita – dice al Secolo XIX il direttore di Malattie infettive dell’ospedale San Martino -, ma non per mia volontà. Lo ha voluto una certa parte di città che mi attacca quotidianamente. Non posso vivere in un luogo dove mi vergogno a far leggere ai miei figli cosa dicono di me, sono schifato».
Non c’è un attacco in particolare che ha ferito Bassetti. Piuttosto, «un crescendo». Le critiche mosse contro di lui vanno dalle cravatte indossate, prodotte da un’azienda che «ha fatto una grossa donazione al mio reparto», al certificato con le regole di sanificazione per l’albergo della moglie, definito a posteriori «inopportuno» dal medico stesso. A parte ciò, Bassetti nn comprende il livore di alcuni cittadini e afferma: «Una parte di Genova non merita il lavoro che è stato fatto».
E rincara: «Credo che una parte di questa città sia mediocre, nemica del cambiamento e di una visione che va oltre i confini regionali. Gente che sa solo parlare male senza proporre alternative». Il messaggio è riferito prevalentemente ad alcuni politici «che hanno fatto speculazione e mi vedono come il diavolo perché mi sono affiancato al presidente della Regione Toti». Bassetti dice di essersi trovato benissimo nel rapporto di lavoro con il governatore, oltretutto «è il capo della sanità ligure, con chi altro avrei dovuto collaborare?».
Molte critiche derivano dalla sovraesposizione mediatica di Bassetti, spesso in tv a parlare della pandemia. Il medico, tuttavia, si difende sostenendo che la «divulgazione» fa parte del suo ruolo di professore universitario. E ribadisce: «Ho ricevuto attacchi da tutti. Da colleghi, da giornalisti, da politici. Sembra essere diventato lo sport cittadino. Manca solo che mi critichino per il colore dei calzini».
Bassetti chiude l’intervista con una nota agrodolce su Genova: «Amo follemente questa città e ho voluto tornarci a tutti i costi, volevo che i miei figli crescessero qui. Non immaginavo di trovare tanta cattiveria. C’è questo atteggiamento nei confronti di chi prova a fare qualcosa di nuovo, non stupiamoci se Genova va male – e conclude -. Ricevo ogni giorno offerte di lavoro, potrei andare dove voglio. Arrivati a questo punto o mi rassegno alla mediocrità oppure me ne vado, col dispiacere nel cuore».
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