I numeri in chiaro. La fisica Paolotti: «La terza ondata? È solo questione di tempo». E sui ricoveri: «Sono stabili per via dei reparti saturi»
L’Italia registra oggi, 10 novembre, 35.098 nuovi casi di Coronavirus, a fronte di 217.758 tamponi, di più di ieri quando i tamponi erano stati 147.725 e i positivi 25.271. Questi i dati diffusi nel consueto bollettino della Protezione civile sull’andamento dell’epidemia nel Paese. Forte incremento dei decessi: nell’ultima giornata si contano infatti +580 vittime (ieri erano stati 356). Sono poi +122 le persone ricoverate nei reparti di terapia intensiva. I ricoverati con sintomi sono +997 da ieri. «Uno scenario come da copione», spiega Daniela Paolotti della Fondazione Isi.
Dottoressa in che scenario ci troviamo?
«Sapevamo con certezza che i numeri sarebbero ancora cresciuti. Il dato dei decessi, in questo senso, è eloquente. Questo perché le misure dei primi Dpcm non avrebbero avuto influenza sull’epidemia. Con l’ultimo documento e con l’istituzione delle zone rosse possiamo sperare in un miglioramento. Ma ci vorranno più di due settimane per riuscire a vedere qualcosa».
Insomma, dati scoraggianti come sempre da un mese a questa parte.
«Che i morti stiano salendo è un passaggio obbligato. Quello che preoccupa è la curva dei positivi che ha piegato inaspettatamente. Si è stabilizzata. I casi continuavano la crescita ma a un certo punto si sono bloccati. Il fatto che abbiano inchiodato è da imputare molto probabilmente alla saturazione degli ospedali. Non entrando nuovi pazienti, i dati non cambiano».
E le terapie intensive?
«Il discorso è analogo: c’è un’alta probabilità che anche il numero delle intensive, ormai stabile, voglia dire che quei reparti lì non ce la fanno più, sono stressati».
Quali sviluppi dobbiamo aspettarci?
«Ad esempio che le regioni trasformate in arancione da domani, vedranno i primi effetti tra tre settimane. Con questo tipo di virus in circolazione si va incontro a dei sali e scendi. Sappiamo già adesso che si presenterà una terza ondata, è solo questione di tempo. Quello del Covid è un sistema con un’inerzia enorme. Una volta cominciata la salita non lo fermi più. Certo è improbabile un Natale fuori casa».
L’incremento dei tamponi registra più o meno ogni giorno gli stessi numeri. Come mai non si potenzia il tracciamento?
«Il tracciamento tradizionale richiede un’attività intensa. Si è deciso di non investire, e se il governo avesse voluto farlo, avrebbe dovuto durante l’estate. Non adesso, perché è come mettere il nastro adesivo su un tubo che perde litri di acqua al secondo. Aumentare l’attività di tracciamento ora è un palliativo. Ma investirci ora significa farsi trovare pronti non appena il virus tornerà a bussare alla porta».
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