Un gruppo di esperti scrisse al governo: «Ecco come fermare il virus in 20 giorni». Ora l’accusa: «Ci ha ignorati» – Il documento
Si chiama case finding and mobile tracing. Prevede molti test veloci, tecnologie di tracciamento dei contatti e l’isolamento anche dalla famiglia delle persone contagiose, ed è il sistema alternativo al lockdown che, secondo alcuni illustri ricercatori, avrebbe potuto frenare l’epidemia di Coronavirus in 20 giorni già nella prima ondata. Era stato proposto il 29 marzo al governo da un gruppo di ricercatori del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare), Università di Camerino, di Padova e del Ricmass (Rome Internationale Center for materials scienze), ma è stato ignorato, come denuncia oggi il think thank Lettera150.
Nella lettera – inviata a marzo al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al ministro della Salute, Roberto Speranza – gli esperti Antonio Bianconi, Augusto Marcelli, Gaetano Campi, Andrea Perali, Giampietro Ravagnan, Andrea Crisanti indicavano come esempio da seguire quello di Corea, Giappone, Taiwan e Nuova Zelanda. Paesi «che hanno utilizzato test di massa, tracciabilità ed isolamento dei contagiati fuori dai contesti familiari», spiega Ravagnan, «perché è evidente che oggi i nuclei familiari sono il luogo per eccellenza della diffusione della Covid-19. Le famiglie sono spesso impossibilitate a gestire il contagiato e ad evitare focolai familiari che diventano poi talvolta di condominio».
Il fattore di riproduzione può essere invece «abbattuto in tempi brevi ospitando i soggetti nei Covid hotel in condizioni di quarantena assistita, con costi ridotti rispetto a quelli di un eventuale ricovero ospedaliero». Il governo, aggiunge Giuseppe Valditara, coordinatore di Lettera150, «non ha ascoltato gli scienziati e alla fine, dopo aver perso mesi preziosi tra la prima e la seconda ondata, ha dovuto imboccare la strada arcaica del lockdown. Il documento sul metodo Cfmt dimostra che altre soluzioni erano e sono possibili».
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