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Intesa tra Parlamento e Consiglio europeo sul bilancio: il Recovery Fund è più vicino

10 Novembre 2020 - 20:03 Federico Bosco
La Commissione europea ha ricevuto una lettera dal premier ungherese Viktor Orbán che, come promesso, ha minacciato di mettere il veto

La presidenza tedesca del Consiglio europeo ha raggiunto l’accordo con i negoziatori del Parlamento europeo per l’approvazione del budget pluriennale (Mff) dell’Unione europea. La conclusione del negoziato arriva dopo mesi di trattative intense, iniziate alla fine agosto con le parti ferme sulle proprie posizioni. Gli europarlamentari erano arrivati ai ferri corti con il Consiglio europeo per via della riduzione dei budget destinati ai programmi dell’Ue di competenza dell’Europarlamento, sacrificati in favore del Next Generation EU (NGEU) deciso a luglio dai leader dei 27 Stati membri.

La stretta di mano tra Consiglio e Parlamento completa il pacchetto complessivo di 1.824,3 miliardi di euro negoziato dai leader a luglio, che combina il Mff 2021-2027 (1.074,3 miliardi di euro) e il NGEU (750 miliardi di euro). Secondo quanto stabilito, l’accordo include il rafforzamento di 15 miliardi di euro dei budget destinati ai programmi dell’Ue, tra cui Horizon Europe (ricerca), EU4Health (salute) e l’Erasmus+ (mobilità degli studenti universitari). Le risorse aggiuntive arriveranno dalle multe dell’antitrust (12,5 miliardi di euro) e dalle ridistribuzioni da altri programmi nel corso del prossimo periodo finanziario (per i restanti 2,5 miliardi di euro). Alla fine il Parlamento europeo ha ottenuto meno della metà dei 39 miliardi chiesti inizialmente, ma non c’è solo questo.

Gli europarlamentari hanno ottenuto la possibilità di rimodulare il bilancio di lungo periodo per rispondere a esigenze impreviste (che vuol dire più budget), l’impegno per una tabella di marcia “indicativa” verso l’introduzione di nuove risorse proprie che consentano il finanziamento del piano per la ripresa (di nuovo, più budget) e il maggiore coinvolgimento nel controllo delle entrate del NGEU, con un diritto di supervisione più ampio nel valutare l’utilizzo dei fondi messi a disposizione degli Stati membri.

Adesso il documento dovrà essere sottoposto al Consiglio europeo e alla plenaria dell’Europarlamento per l’approvazione definitiva, insieme agli altri elementi del Mff e del NGEU. L’Ambasciatore Michael Clauss, rappresentante permanente della Germania presso l’Ue, ha detto: «Siamo ora in grado di compiere i prossimi passi cruciali del processo: presentare le diverse parti del pacchetto agli Stati membri e al Parlamento per l’approvazione. L’Europa è stata duramente colpita dalla seconda ondata della pandemia di consiglio. Abbiamo urgentemente bisogno che il fondo per la ripresa sia attivo e funzionante per attutire le terribili conseguenze economiche della pandemia», e poi ha concluso con un velo di preoccupazione: «Spero che tutti comprendano l’urgenza della situazione e ora contribuiranno a spianare la strada alla rapida attuazione del bilancio dell’Ue e del pacchetto di recupero: nessuno ha bisogno di nuovi ostacoli e ulteriori ritardi».

Già, perché nonostante la fumata bianca di oggi pomeriggio, a minare il percorso di approvazione del bilancio europeo c’è la questione del meccanismo per vincolare l’erogazione del Recovery Fund al rispetto dello Stato di diritto. La Commissione europea ieri ha confermato di aver ricevuto una lettera dal premier ungherese Viktor Orbán che, come promesso, ha minacciato di mettere il veto sul bilancio dell’Ue – e quindi anche sul Recovery Fund – se non sarà risolta la questione del meccanismo legato al rispetto dello Stato di diritto. Dalla parte dell’Ungheria c’è anche la Polonia, e il fronte potrebbe allargarsi con l’appoggio di altri Paesi dell’Est

Secondo gli avversari di Orbán al Parlamento europeo, bisogna andare fino in fondo e vedere il bluff del premier ungherese, che a detta loro non può permettersi uno stallo che priverebbe l’Ungheria di risorse di cui ha bisogno. La scommessa però è rischiosa, anche Orbán vuole vedere il bluff degli europarlamentari, e in gioco ci sono i soldi di tutta Europa.

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