In Evidenza Legge di bilancioOpen ArmsTony Effe
SCIENZE E INNOVAZIONECoronavirusRicerca scientificaSanità

«Fare di più e fare meglio»: l’appello di un gruppo di scienziati in prima linea per fermare il Coronavirus

13 Novembre 2020 - 17:58 Juanne Pili
Cittadini e istituzioni non possono limitarsi ad attendere il vaccino, ancora non facciamo abbastanza per contrastare la pandemia. Il comunicato di Patto trasversale per la scienza

Come spiegavamo in un precedente articolo sul pericolo del virus endemico, il nuovo Coronavirus è aiutato da diversi fattori nella sua diffusione. Se oggi sembra inarrestabile, forse non abbiamo fatto proprio tutto quel che dovevamo per il meglio. Affrontare i problemi che il contenimento della pandemia ci pone davanti, non dipenderà solo dai futuri vaccini, per quanto indispensabili.

Così gli scienziati e divulgatori dell’associazione Patto trasversale per la scienza (Pts), in prima linea fin dall’emergere della Covid-19 contro la disinformazione – e disorganizzazione – attorno alla pandemia, hanno lanciato un appello a cittadini e istituzioni. Il loro comunicato stampa ha un titolo che trasmette immediatamente il senso del problema, da risolvere prima che sia troppo tardi: «fare di più e fare meglio».

Fare di più e fare meglio contro la pandemia

Quanto emerge, non solo riguardo al vaccino di Pfizer/BioNTech, ma anche ad altri giunti con trasparenza alle fasi più avanzate della sperimentazione, è promettente, ma al momento mancano studi veri e propri che pongano l’ultima parola riguardo al primo vaccino anti-Covid. Restano diverse incognite: garantirà l’immunità nel lungo periodo? Dovrà essere obbligatorio? Basterà a garantire una immunità di comunità?

In mancanza di risposte certe, abbiamo altre armi, che dovremo comunque abbinare a una eventuale vaccinazione di massa: quella del distanziamento sociale e dell’uso di dispositivi di protezione (individuale e/o sociale), come l’abitudine a uscire di casa indossando la mascherina, e magari una boccetta di Amuchina nel taschino. 

«Noi cittadini dobbiamo fare di più e meglio – spiegano gli autori di Pts – anche oltre i divieti e gli obblighi (tutti da rispettare), riduciamo temporaneamente tutti i contatti sociali non indispensabili, soprattutto al chiuso, senza ascoltare chi nega la gravità della situazione».

Non di meno, è indispensabile non lasciare che tutto il peso cada sulla cittadinanza, a suon di Dpcm emessi quando ormai il danno è fatto.

«Le istituzioni nazionali e regionali devono tutte fare di più e meglio – continua il Comunicato – organizzando finalmente quanto finora non è stato adeguatamente organizzato, in termini di trasporti pubblici, assistenza domiciliare ai malati e medicina territoriale … rendendo subito disponibili, in formati utilizzabili per la ricerca, cioè disaggregati, tutti i dati epidemiologici».

È fondamentale rendersi conto che questo genere di pandemia ha una diffusione difficile da prevedere, perché pochi asintomatici e presintomatici possono trovarsi nelle condizioni fisiche e situazionali, di contagiare numerosi altri, sotto forma di superdiffusori. Altrimenti alle porte sono ad attenderci «soluzioni», che preso atto della presunta impossibilità di uscire dall’emergenza sanitaria, cercheranno di tutelare in ultima istanza almeno le esigenze economiche.  

«Il Governo e il Ministero della Salute devono fare di più e meglio! – concludono gli Scienziati – Devono informare i cittadini – adesso e in dettaglio – su quanto si sta facendo per acquisire la disponibilità e organizzare la distribuzione non solo dei futuri vaccini, ma anche delle terapie innovative già approvate per uso di emergenza in altri paesi (per es., alcuni anticorpi monoclonali, di comprovata efficacia per ridurre in modo importante il carico ospedaliero di pazienti che possono quindi essere curati a casa propria). E’ quanto serve oggi (non domani) ed a tal fine occorre utilizzare subito, se necessario, tutte le risorse rese disponibili anche dall’Europa».

Foto di copertina: ANSA/Max Cavallari | Operatori sanitari, che indossano tute protettive mediche e mascherine, al lavoro nella terapia intensiva dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, 12 novembre 2020.

Continua a leggere su Open

Leggi anche:

Articoli di SCIENZE E INNOVAZIONE più letti