Quella del pranzo di Natale con i soli parenti di primo grado è una enorme sciocchezza
Lo ha detto la sottosegretaria agli interni Sandra Zampa due giorni fa, e purtroppo nessuno nel governo ancora l’ha smentita: a Natale sarà concesso di riunirsi solo tra parenti di primo grado. Solo genitori e figli, stando al codice civile, sono parenti di primo grado: non lo sono né fratelli né nonni e nipoti. Già questo darebbe un’idea chiara dell’assurdità della norma evocata. E invece se ognuno dei due coniugi o conviventi che ospiteranno il cenone o il pranzo invitasse i genitori e avesse dei figli si arriverebbe potenzialmente a dieci persone a tavola. E se i genitori portassero con loro i propri altri figli, accompagnati dalla relativa prole, come suggeriva beffardamente Mattia Feltri sulla Stampa, si arriverebbe a quote da tavolata nuziale d’altri tempi.
Una solenne fesseria insomma, da qualsiasi punto la si prenda. Ma soprattutto una decisione insensatamente restrittiva rispetto al già rigido apparato di misure già in vigore. Perché oggi possiamo invitare a pranzo a casa chi vogliamo, con la sola raccomandazione (non vincolante) che non si sia in più di sei a tavola, e invece a Natale no? Che male hanno fatto nella vita alla onorevole Zampa e al resto del governo e dei suoi esperti quei classici amici single, o quelle persone rimaste sole cui ci piacerebbe fare compagnia nel giorno e nella sera più importanti dell’anno?
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