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Come cavalcare l’onda: ecco medici e politici che hanno scritto libri sul Coronavirus in questi mesi. Ma dove hanno trovato il tempo?

13 Novembre 2020 - 06:00 Giada Ferraglioni
Fanno discutere le pubblicazioni dei “grandi nomi” della pandemia: dal ministro Speranza al dottor Bassetti, non sono pochi gli addetti ai lavori che durante l’emergenza hanno trovato il tempo di scrivere

Il mondo del libro non se la passa benissimo. Non se la passava bene prima della pandemia da Coronavirus (i lettori non crescono da 17 anni), figurarsi dopo il suo arrivo. Nonostante una ripresa inaspettata durante l’estate, colmare le perdite subite nella prima ondata è compito arduo: le librerie sono rimaste chiuse per settimane, gli incontri promozionali sono stati rimandati, le uscite dei nuovi titoli sono state sospese e i festival si sono fermati (o spostati in fretta e furia online). Ma c’è qualcuno che, nonostante il quadro, ha fatto a gara per comparire sugli scaffali.

Nonostante il dichiarato impegno massacrante contro il virus, alcuni grandi nomi – provenienti direttamente dalle trincee degli ospedali, dei ministeri e delle amministrazioni – hanno trovato del tempo per scrivere un libro su sé-stessi-e-il-Coronavirus. Che sia stato per cavalcare l’onda della pandemia o meno, la loro scelta ha portato a reazioni contrastanti.

Chi ha bruciato le tappe è stato Roberto Burioni, che era uscito il 10 marzo scorso con il suo Virus, la grande sfida. Travolto di critiche sui social e accusato di fare speculazione sulla pandemia, Burioni si era presto difeso, affermando che il testo era in lavorazione da maggio 2019. Quando a gennaio 2020 aveva avuto notizie di quanto stava accadendo in Cina, aveva aggiunto la parte sul Covid-19 e chiesto alla casa editrice Rizzoli di anticiparne l’uscita. «Tutti i provento del libro – diceva l’immunologo divulgatore – andranno alla ricerca». Un exploit narrativo salvato (in corner?) dalle nobili intenzioni.

EPA/ALI HAIDER

Il libro “scomparso” di Speranza

Su tutti i casi letterari di questo periodo storico spicca quello di Perché guariremo, il libro “scomparso” a firma dell’ottimista ministro della Salute Roberto Speranza. Talmente ottimista che, quando in estate l’aveva pensato e realizzato, aveva addirittura creduto di poter avere il tempo (e il modo) di promuoverlo in autunno in giro per l’Italia. Poi, a ottobre, quando la nuova ondata ha iniziato a travolgere tutte le Regioni, Speranza ha capito che non sarebbe stato possibile. Libro bloccato e rimandato a data da destinarsi. Magari a quando il titolo sembrerà aderire di più alla realtà.

Le gesta degli ottimisti

A proposito di ottimisti, tra le fila di chi si è affrettato a raccontare la sua versione della battaglia al Coronavirus ci sono due irriducibili dell’anti-allarmismo: Alberto Zangrillo del San Raffaele di Milano e Matteo Bassetti del San Martino di Genova. Zangrillo, che nel suo ospedale è direttore dell’unità di terapia intensiva generale e cardiovascolare, ha pubblicato In prima linea contro il Coronavirus il 30 aprile scorso – quando ancora la prima parentesi dell’epidemia in Italia (soprattutto in Lombardia) non era stata superata. Zangrillo è noto ai più per aver sostenuto a giugno che il virus era «clinicamente morto». Purtroppo, e proprio a Milano, le cose stanno andando molto diversamente.

Bassetti, che di mestiere fa il direttore della clinica Malattie infettive al San Martino (uno degli ospedali più importanti e attualmente tra i più carichi di lavoro causa Covid) sta per pubblicare Una lezione da non dimenticare. Cronaca della battaglia per sconfiggere il Covid-19 senza panico, né catastrofismo – scritto a 4 mani con la giornalista Martina Maltagliati. Bassetti è stato, ed è tuttora, una delle voci più criticate per le sue posizioni in merito alla pandemia.

E le critiche non si sono risparmiate nemmeno alla vigilia dell’uscita del suo libro, scritto «durante i giorni di vacanza, avuti nel periodo tra giugno e luglio». C’è stato quindi un momento in cui è stato possibile staccare dall’ospedale e dedicarsi ad altro? «A questo tipo di domande polemiche non rispondo più», ha detto a Open, sottolineando che le accuse arrivano da chi «non sa e non fa». «Alle critiche rispondo con il lavoro. Il libro l’ho scritto ben prima che arrivasse la seconda ondata. E ribadisco che nella stragrande maggioranza dei casi è un’infezione da cui si guarisce tranquillamente».

Da Twitter

Il «riscatto» di Gori

Il primo agosto, Bassetti aveva detto a Open di avere una certezza: «non vedremo più quello che abbiamo visto a Bergamo». E a proposito di Bergamo, il suo sindaco, Giorgio Gori, ha annunciato sui social l’uscita del suo libro di debutto. Pagine che parlano di Covid e «necessariamente» della città da cui la scorsa primavera partirono carri militari per trasportare le bare. «Ci siamo», ha scritto promuovendolo, «Riscatto è da oggi in libreria e negli store online». Come per Zangrillo (e forse non solo per lui) anche qui ci sono state le mani di un giornalista a contribuire alla stesura (nello specifico, quelle di Francesco Cancellato). Ma che ci siano di mezzo o no dei ghost writer, la questione cambia poco: scegliere di pubblicare un libro su sé stessi in un momento delicato come questo, è una mossa destinata a far discutere.

Foto di copertina: Vincenzo Monaco per Open

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