Sette regioni in lockdown, nove arancioni, ma anche le gialle chiudono: i sindaci vietano il fumo per strada e passeggiate. Cosa cambia in Toscana e Campania
Nel giro di meno di dieci giorni, le regioni rimaste gialle da quando l’ultimo Dpcm ha diviso l’Italia in tre fasce si sono ridotte a quattro: Veneto, Lazio, Molise e Sardegna, più la provincia autonoma di Trento. Per queste regioni le chiusure possono restare lontane, ma solo se i dati monitorati dall’Iss, a cominciare dall’Indice Rt, dovesse restare sotto la soglia d’allerta a 1,5. La tendenza a livello nazionale porta ottimismo, soprattutto in vista del Natale. Nelle ultime settimane l’indice è passato da 1,71 a 1,43, trattenuto dalle restrizioni che hanno coinvolto le prime regioni più a rischio contagi di Coronavirus.
Ma il timore di sforare rapidamente le soglie di allarme sta spingendo governatori e sindaci in zona gialla a frenare la socialità. Anche perché avvertono gli esperti della Cabina di regia che i contagi potrebbero anche calare a partire dalla fine della prossima settimana, ma la pressione sugli ospedali non vede tregua all’orizzonte, per tutti. Con il monitoraggio sostanzialmente saltato in quasi tutte le regioni e i dati in arrivo sempre in ritardo, secondo gli esperti, riporta la Repubblica, non è il momento di allentare le misure finché non ci sarà la certezza che l’indica Rt non sia sceso davvero a 1 e gli ospedali non tornino a respirare.
La mappa delle regioni in fascia rossa, arancione e gialla
Cosa cambia per Toscana e Campania e le nuove zone arancioni
Da domenica 15 novembre, per i prossimi 15 giorni, in Toscana e Campania chiudono tutte le attività non essenziali al dettaglio, per esempio quelle dell’abbigliamento. Vietate le consumazioni al bar e i pranzi al ristorante, che potranno solo lavorare con l’asporto e il domicilio. A scuola non ci saranno lezioni in presenza a partire della seconde medie fino all’università. Vietati gli spostamenti tra comuni e all’interno, necessaria l’autocertificazione per giustificare le uscite di casa per lavoro, salute o motivi di «comprovata necessità», come l’assistenza a un parente malato o per fare la spesa.
I blocchi nelle città, anche in zona gialla
Il timore di diversi sindaci e governatori è che il giorno che precede quello dell’ingresso in zona rossa o arancione si trasformi in una sorta di ultima occasione per godersi un po’ di libertà in giro, tra negozi e bar ancora aperti che rischiano di attirare rischiosi assembramenti. Così sono partite le ordinanze comunali che parzialmente anticipano le chiusure. A Firenze ci saranno più controlli per chi entra in città, a Roma riporta il Corriere della Sera che saranno coinvolti i vigili urbani per dissuadere gli assembramenti con megafoni e pattugliamenti, oltre agli elicotteri per monitorare le piazze.
A Genova è interdetto il lungomare nel weekend, così come sono vietate le passeggiate in diverse città in diversi paesi del Veneto, Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia. A Rimini si può correre a due passi dal mare, ma non è consentito fermarsi. Scatta anche la stretta per i fumatori nei luoghi pubblici, come sottolinea il Corriere della Sera. Scattano i divieti di fumo a Cittadella, in provincia di Padova, ma anche in provincia di Caserta, nel comune di Francolise. In Veneto parte anche l’obbligo dopo le 15 di consumare cibo e bevande al bar solo seduti al tavolino, ma non oltre le 18.
A Pesaro, il sindaco Matteo Ricci ha imposto i sensi unici per chi passa dalle vie del centro in area pedonale. Arriva un freno anche per lo shopping in zona gialla, come nel Lazio dove nei giorni festivi e prefestivi sono chiuse tutte le grandi strutture di vendita, mentre a Bolzano e Trento nei weekend i mercatini potranno ospitare solo bancarelle che vendono cibo e bevande.
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