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Il tira e molla nel governo sul prossimo Dpcm prima di Natale: il piano in due fasi per le riaperture

15 Novembre 2020 - 08:14 Fabio Giuffrida
Nel prossimo Dpcm (l’attuale scadrà il 3 dicembre) potrebbero esserci nuove “aperture” alle regioni. Ma, attenzione, non sarà un “liberi tutti”: nessun assalto ai negozi, nessuna riunione di famiglia, stop ai grandi cenoni. Ecco il piano del governo

Chiudere tutto per riaprire a metà dicembre o, quanto meno, a Natale. Dalle ultime indiscrezioni riportate da Il Messaggero, sembra essere questa la linea del governo, mentre si valutano le prossime mosse in vista della scadenza dell’ultimo Dpcm il prossimo 3 dicembre per contenere la pandemia del Coronavirus. Anche perché, i ministri ne sono consapevoli, imporre agli italiani regole persino sul pranzo di Natale o sul cenone di Capodanno rischia di diventare complicato, se non impossibile. Una cosa è certa: sarà un Natale diverso, «sobrio nei comportamenti», come dice la ministra Teresa Bellanova a L’Ospite su SkyTg24.

Non sarà un “liberi tutti”

Nel nuovo Dpcm che arriverà entro le prossime due settimane potrebbero esserci sia l’allungamento degli orari degli esercizi pubblici sia lo spostamento tra le regioni. Non un “libera tutti” ma piccole aperture per le regioni più virtuose, dove l’indice Rt sta iniziano a calare. Si vuole evitare l’assalto ai negozi per i regali di Natale (che, intanto, possono essere acquistati online). «Non c’è bisogno di regole per le festività natalizie, gli italiani hanno dimostrato di essere seri e responsabili», ha fatto sapere, invece, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. La strategia del governo, rivelata dal Messaggero, parla quindi di un piano graduale in due fasi, con primi allentamenti sulle zone gialle, puntando a riportare almeno le arancioni a scenari di rischio più bassi fino ad arrivare a ridosso del Natale.

Speranza: «Parlare di cosa fare a Natale mi sembra lunare»

A frenare gli entusiasmi ci pensa il ministro della Salute Roberto Speranza che, con 544 morti e 37mila contagi (questi i dati di ieri, 14 novembre), non sta pensando di certo alle festività natalizie ma a come evitare il collasso del sistema sanitario nazionale, come scrive la Repubblica citando il ministro: «Con 600 morti al giorno, parlare di cosa facciamo la notte di Natale mi sembra lunare. Oggi è giusto occuparci di come dare un po’ di respiro ai nostri medici e infermieri».

Non si possono replicare, dunque, le leggerezze di agosto, le discoteche aperte in piena estate e il Ferragosto come se nulla fosse successo. «Le misure per dicembre andranno decise più avanti ma meglio dire la verità e non alimentare irrealistiche previsioni di magico ritorno alla normalità. Sarà un Natale molto diverso dagli altri. E l’esperienza di Ferragosto è il ricordarci di non sbagliare» ha detto Dario Franceschini, che rappresenta il Pd al governo, ad alcuni colleghi dem.

Come sarà il Natale 2020

Si potrebbe andare incontro a un Natale con pochi intimi, forse solo tra conviventi nelle regioni in lockdown, e con un limite che potrebbe essere di sei a famiglia. Nessuna festa in luogo pubblico e forse un blocco della circolazione tra regioni. Chi è fuori per lavoro o studio potrebbe, comunque, tornare nella propria città di residenza, quindi i fuori sede potrebbero essere salvi. Ma guai a pensare a una deroga delle norme attuali, non è il momento di abbassare la guardia. «Posticipare l’inizio del coprifuoco la notte di Natale? Ora la priorità è mettere in sicurezza il Paese sul piano sanitario», ha detto il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia. Tutto, dunque, dipenderà dai dati delle prossime settimane ma è certo che «saremo rigorosi».

Foto in copertina: ANSA/PAOLO SALMOIRAGO

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