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Coronavirus, nel Regno Unito un piano per 600 mila tamponi al giorno. Negli Usa più ricoveri tra ispanici e neri: colpiti infermieri e camerieri

16 Novembre 2020 - 06:51 Redazione
Il piano del governo di Boris Johnson prevede di aumentare il numero di tamponi quotidiani per il Coronavirus, prevedendo il prolungarsi della pandemia per tutto il prossimo anno. Negli Usa cresce la sproporzione con cui la pandemia sta colpendo gli ispanici e gli afro-americani

Regno Unito

EPA/ANDY RAIN | Una bancarella di paella a Londra durante il nuovo lockdown nazionale

La portata dei tamponi sul Coronavirus che vengono fatti nel Regno Unito potrà salire fino ad almeno 600 mila al giorno a partire dal 2021. Come riporta il Guardian, il governo di Boris Johnson prevede di aprire due grandi laboratori nel Paese per aumentare il numero di esami quotidiani, che attualmente si attestano sui 520 mila. Nelle strutture di Leamington, nello Warwickshire, e in un’altra in Scozia saranno impiegate fino a 4 mila persone, come prevede il piano governativo. Un segnale, riporta il quotidiano britannico, che il governo ha sempre più la convinzione che la pandemia persista anche per tutto il prossimo anno, nonostante l’arrivo previsto dei primi vaccini. Nel Regno Unito intanto è stata superata quota 52 mila vittime per Codiv-19 dall’inizio della pandemia, come registrato dalla Johns Hopkins University, mentre i casi totali sono saliti a 1.372.884. Da ieri 15 novembre, il premier Johnson è in autoisolamento, una misura precauzionale dopo che ha avuto un contatto con un caso positivo.

Usa

EPA/CJ GUNTHER | Due operatori sanitari al lavoro in un centro per la raccolta dei test di Coronavirus a Boston

Negli Stati Uniti i contagi complessivi di Coronavirus dall’inizio della pandemia sono passati in dieci giorni da otto milioni a dieci, arrivando al momento a 11 milioni in tutto il Paese, secondo il conteggio del New York Times. Il dato che preoccupa di più in questa nuova ondata è quello dei ricoveri, che solo nelle ultime 24 ore sono saliti a 69 mila, poco sotto il record di sabato scorso di 69.455. A esser colpiti più di tutti sono gli americani prevalentemente ispanici e afro-americani, con tassi per i primi di 4,2 volte più alto rispetto ai bianchi e di 3,9 per gli americani neri, secondo i dati dei Cdc. Come spiega il New York Times, i tassi di ospedalizzazione sproporzionati da un punto di vista razziale sono legati alle maggiori probabilità di infezione da parte dei lavoratori dei servizi essenziali, dalla ristorazione all’assistenza sanitaria a domicilio, che non possono essere svolti a distanza.

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