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Speranza: «Picco fra 7 giorni, poi vedremo se il Dpcm ha funzionato. I governatori? Alla fine mi ringrazieranno»

16 Novembre 2020 - 09:33 Felice Florio
Per il ministro della Salute, durante la seconda ondata la situazione era molto diversa rispetto a marzo, «per questo abbiamo cercato di governare la curva senza ricorrere al lockdown totale»

C’è un cauto, ma evidente ottimismo nella classica conference call che il ministro della Salute Roberto Speranza ha avuto il pomeriggio del 15 novembre. «I nostri esperti del Cts ci dicono che la curva dei contagi si va stabilizzando. È ancora presto dirlo, aspettiamo altri dati, ma ci sono valide ragioni per credere che le ultime misure che abbiamo adottato comincino a dare qualche risultato». In un colloquio con La Stampa, Speranza ammette che «le criticità ci sono tutte e sono evidenti – ma comparando i numeri dell’epidemia registrati negli ultimi due weekend -, ci accorgiamo che i nuovi casi di Coronavirus sono gli stessi». Ciò non dà la certezza che che sia stato raggiunto il cosiddetto plateau, però «i primi segnali di stabilizzazione ci sono. Se questo è vero – afferma il ministro – si conferma la validità della strategia che abbiamo adottato: governare la curva senza arrivare al lockdown totale».

Situazione diversa da marzo

Il titolare del dicastero sul Lungotevere si smarca dalle polemiche e replica a chi avrebbe voluto, come nella prima fase, un lockdown totale già da ottobre: «Obiettivamente, la situazione oggi è diversa da marzo. Allora non avevamo le mascherine, non avevamo le terapie intensive, non avevamo protocolli farmacologici – salvo poi ammettere -. Oggi siamo in difficoltà, su qualche fronte siamo anche in ritardo, ma non combattiamo più a mani nude». I disagi a cui accenna il ministro riguardano la saturazione delle terapie intensive, prossima ad esempio in Piemonte, e lo stress del personale sanitario, a ranghi ridotti rispetto alla reale necessità.

Tra sette giorni, il picco

ANSA / ANGELO CARCONI | Roberto Speranza, ministro della Salute

Speranza fa più volte riferimento alla «stabilizzazione», tanto dei contagi quanto dei ricoveri, e invita a guardare alla media mobile dell’ultima settimana. «Abbiamo fondate ragioni per ritenere che la prossima settimana arriveremo al plateau». Potrebbe essere raggiunto, dunque, il picco dei contagi, «che equivale poi a un indice Rt uguale a 1». E rilancia: «L’auspicio è che nella settimana ancora successiva, grazie alle ultime ordinanze sull’allargamento della zona rossa – con lo spostamento in questa fascia di Campania e Toscana – l’indice possa scendere sotto 1».

Il modello di divisione dell’Italia in zone «funziona»

Oggi, sono circa 27 milioni gli italiani che, vivendo nelle aree considerate più a rischio, sono di fatto sottoposti a un lockdown. Vincenzo De Luca ed Eugenio Giani, i governatori delle ultime due regioni a essere state inserite in zona rossa, hanno dato segnali di insofferenza nei confronti del governo. «Tutti si lamentano – glissa speranza -, ma tra dieci giorni, se tutto va come speriamo, ci ringrazieranno e diranno “avremmo dovuto farlo prima”. Perché il nostro modello funziona».

Natale? «Discussione lunare»

Il ministro della Salute, poi, nonostante ritiene plausibile che tra dicembre e gennaio arriveranno le prime dosi di vaccino, sostiene che «per le vere vaccinazioni di massa dovremo aspettare il secondo semestre del 2021». E con la stessa risolutezza, chiude il dibatto sul Natale: «Per me è una discussione lunare. Chiedo a tutti gli italiani di tenere i piedi ben piantati sulla terra. Vedo che molti, anche nel governo, si esercitano sul tema. Ma a Natale mancano quaranta giorni, che sul piano epidemiologico sono un tempo molto lungo».

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