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Coronavirus, il direttore dell’Ats di Milano gela Fontana: «Lombardia zona arancione? Le chiusure servono ancora»

18 Novembre 2020 - 12:13 Redazione
Il presidente della Regione apre a un allentamento delle misure. La replica di Vittorio Demicheli: «Abbiamo bisogno di accelerare la decrescita, dobbiamo uscire da questa situazione di crisi degli ospedali nel più breve tempo possibile»

«Abbiamo bisogno di accelerare la decrescita, bisogna che usciamo da questa situazione di crisi degli ospedali nel più breve tempo possibile». Ha le idee chiare Vittorio Demicheli, direttore sanitario di Ats Milano, che parlando ai microfoni di Rai News 24 ha commentato la volontà della Regione Lombardia di chiedere una rivalutazione per passare da zona rossa a zona arancione. Il presidente Attilio Fontana ha detto che «in base ai numeri noi rientreremmo oggi in una zona arancione» e ha aperto a un allentamento progressivo delle misure contro il Coronavirus da fine novembre fino a Natale. «Potremo dire che le cose vanno meglio quando diminuiranno significativamente i ricoveri, per il momento crescono, meno, ma continuano a crescere ogni giorno», ha dichiarato Demicheli. «La cosa importante è che si riduca la pressione su servizi di cura, sugli ospedali, sulle rianimazioni, in questo momento questi servizi sono ancora molto impegnati».

«I numeri sui nuovi contagi devono scendere rapidamente»

In merito al plateau nella curva dei ricoveri menzionato da Massimo Galli durante il suo commento dei dati, Demicheli si è detto d’accordo: «C’è sicuramente, però con un’infezione in crescita è ovvio che invece che andare a saturazione in pochi giorni, andremo a saturazione in qualche settimana. Se si continua a crescere, finiranno comunque i letti prima o poi». In ogni caso, per accelerare la decrescita delle infezioni, «l’unico modo è mantenere ancora per un po’ le costrizioni, non solo a Milano ma in tutta Italia», ha aggiunto. «Abbiamo bisogno di scendere rapidamente nel numero di nuovi contagi e, per fare questo, bisogna ovviamente mantenere limitazioni di contatto fisico e di attività sociali ancora per un po’»

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