Coronavirus, i numeri in chiaro. L’infettivologa Taliani: «Ricoveri ancora costanti. Servono misure mirate su base provinciale»
Dopo il calo fisiologico dei nuovi contagi a inizio settimana, a fronte di meno tamponi effettuati nel weekend, il numero di casi è tornato a salire. Oggi, 18 ottobre, l’ultimo bollettino della Protezione civile ha riportato che nelle ultime 24 ore sono stati individuati +34.283 casi, dopo i 27mila di lunedì. Tuttavia, «guardando all’andamento degli ultimi giorni è chiaro che la curva è ancora in oscillazione a causa del rallentamento dei test nel fine settimana», spiega a Open Gloria Taliani, infettivologa e ordinaria di Malattie infettive all’università La Sapienza di Roma.
I decessi
Le vittime di oggi sono stati 753, un dato che secondo Taliani mostra «un incremento del numero dei decessi rispetto alla media dei giorni precedenti» e confermato anche dal monitoraggio della John Hopkins University che oggi ha segnalato come il tasso di letalità in Italia sia tra i primi tre al mondo. Ma a fronte di un bilancio delle vittime che continua a rimanere alto, «c’è una stabilizzazione nel numero dei nuovi positivi».
«Efficacia delle misure? Ancora troppo presto per dirlo»
Sulle restrizioni messe in campo dal nuovo dpcm, l’arco temporale «è ancora troppo stretto per valutarne l’efficacia. È possibile tuttavia supporre che siano state imposte in un momento in cui le persone erano consapevoli e hanno iniziato ad avere comportamenti virtuosi». Sulle terapie intensive, che nelle ultime ore hanno visto un incremento di 58 unità, «ci sono dei dati particolari. Se in Italia mediamente la percentuale di pazienti che finisce in terapia intensiva sui casi positivi di giornata è dello 0,49%, in Lombardia è invece dell’1,06%, mentre in Campania abbiamo un dato dello 0,2%», fa notare Taliani. A questo, aggiunge l’infettivologa, corrisponde «poi in Campania un basso numero di ospedalizzazioni. La maggior parte dei pazienti è in isolamento domiciliare».
«Servono misure su base provinciale»
A dicembre il governo potrebbe annunciare l’uscita di un nuovo dpcm, ma «resto convinta – dice Taliani – del fatto che i provvedimenti restrittivi che sono di grande utilità e beneficio dovrebbero essere applicati in modo più capillare e chirurgico. Non ha senso estendere a tutta una regione limitazioni che sono più appropriate per singole province». Le nuove misure dovrebbero quindi prevedere, secondo l’infettivologa, provvedimenti su basi territoriali più ristretti: è inutile «questa applicazione grossolana».
In particolare, i dati mostrano come ci sia una densità dei casi aggregati per aree. «Abbiamo – chiarisce Taliani – zone come la Brianza, Milano e Como o come Aosta, Torino e Biella con un’alta percentuale di positivi». Per Taliani un grande punto interrogativo è la provincia di Aosta: «È al vertice dell’incidenza di casi per abitanti, ed è allo stesso livello di Milano».
Nei prossimi giorni, mentre si parla di aperture progressive e del ritorno di regioni rosse in zone arancioni, gli osservati speciali continueranno a essere gli ospedali. «Si può voler polemizzare sul sovraccarico delle strutture ma i dati ci dicono che i ricoveri rimangono costanti. Limitare le attività superflue è l’imperativo», conclude Taliani.
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