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Coronavirus. Essere positivi non significa essere malati? Il virus può danneggiare anche gli asintomatici

18 Novembre 2020 - 08:00 David Puente
Contrariamente a quanto affermato da Palù e Zangrillo, anche gli asintomatici possono subire danni polmonari e cardiovascolari a causa dell’infezione

Il 16 novembre 2020 la pagina Facebook Buffonate di Stato pubblica un video prelevato da un’edizione del TG5 dove viene riportata la teoria del virologo Giorgio Palù, lo stesso che rilasciò dichiarazioni scorrette in merito ai positivi asintomatici, secondo il quale «essere positivi non significa essere malati». Non solo, viene riportata anche un’altra teoria: essere positivi al Coronavirus non significherebbe essere contagiosi perché dipenderebbe dalla carica virale.

Sulla positività e la malattia si era espresso anche Alberto Zangrillo del San Raffaele di Milano, a seguito di una sua dichiarazione rilasciata questa estate, ma sia lui che Palù non tengono conto delle pubblicazioni scientifiche che li avevano preceduti.

Per chi ha fretta

  • se si è positivi al virus si è infetti, in forma sintomatica o asintomatica;
  • asintomatico significa non presentare sintomi, ma l’infezione è presente (Treccani: «malattia che decorre in modo asintomatico»);
  • studi mostrano, attraverso analisi mediche su persone asintomatiche, come il virus abbia causato danni polmonari e cardiovascolari;
  • mai sottovalutare la positività, non conosciamo la carica virale di ognuno.

Positivi e malattia

Questa teoria viene diffusa anche da Alberto Zangrillo del San Raffaele di Milano, intervenendo durante la trasmissione In Onda de La7. Ecco quanto riportato da Il Giornale il 13 agosto 2020:

Non dobbiamo però confondere il contagiato con il malato. Il contagiato ha un’evidenza sierologica per cui è venuto a contatto con un virus e nel 99% dei casi non manifesta una sintomatologia clinica. Ci sono appuntamenti che potrebbero creare disagio e preoccupazione, come la riapertura delle scuole, ma non dobbiamo creare confusione: essere contagiati non significa essere malati, non ha alcun significato dal punto di vista clinico-sanitario.

Il post Facebook della pagina Buffonate di Stato.

Di diverso parere Roberto Burioni, anche lui del San Raffaele di Milano, il quale pubblica sul sito MedicalFacts un articolo dal titolo «Coronavirus: chi è asintomatico non è malato. Ma è vero? Facciamo chiarezza» dove leggiamo:

Molte persone infettate dal coronavirus non hanno effettivamente sintomi, ma questo non vuole dire che siano sane. È oramai chiaro che in un numero non indifferente di queste persone, nonostante la completa mancanza di sintomi, i danni ci sono e non sono da poco. Citando Eric Topol, uno dei medici più autorevoli del pianeta ha dichiarato: «Una porzione molto grande di persone, sebbene colpite da un’infezione silente e senza sintomi, internamente stanno subendo colpi all’interno del loro corpo di cui neanche sono a conoscenza».

Lo stesso Burioni pubblica su Twitter, il 3 novembre 2020, un’immagine con delle TAC di persone asintomatiche che rilevano danni ai polmoni. Il riferimento è a uno studio pubblicato a giugno 2020 su Lancet.

Di questa evidenza ne parla anche Enrico Bucci su Il Foglio in un articolo dal titolo «Danni asintomatici» dove leggiamo:

Già a giugno Eric Topol, il fondatore e direttore dello Scripps Research Translational Institute in California, scriveva che “l’assenza dei sintomi di Covid-19 nelle persone infettate da Sars-CoV-2 non implica necessariamente l’assenza di danni”. C’è bisogno di indagare maggiormente il significato dei cambiamenti subclinici visibili nei polmoni mediante Tac”.

Bucci cita uno documento pubblicato da Topol il primo settembre 2020 dal titolo «Prevalence of Asymptomatic SARS-CoV-2 Infection» e uno riguardante i passeggeri della Diamon Princess dove su 76 pazienti asintomatici la metà ha presentato lesioni polmonari. Non solo, in un altro documento leggiamo che bambini asintomatici tra gli 11 mesi e i 14 anni hanno subito delle lesioni legate all’infezione dei polmoni. Non finisce qui, perché Bucci racconta altro:

Non solo i polmoni, ma anche il cuore dei soggetti asintomatici può subire danni, la cui durata si estende ben oltre quella dell’infezione. In uno studio su 100 pazienti, con età media di soli 49 anni, di cui la grandissima parte asintomatici o con sintomi molto lievi, si è trovato che a due mesi dal test che aveva rilevato il virus, il 78 per cento presentava anomalie cardiache e il 60 per cento aveva miocardite, cioè un’infiammazione del muscolo cardiaco.

Viste queste evidenze riscontrate clinicamente, attraverso gli esami di pazienti asintomatici, bisogna considerare la necessità di effettuare ulteriori studi affinché si possano individuare ulteriori «danni silenti». Volendo essere pignoli, potremmo valutare anche la definizione fornita dalla Treccani per la voce «asintomatico»:

asintomàtico agg. [comp. di a- priv. e sintomatico] (pl. m. -ci). – In medicina, che non presenta sintomi: malattia che decorre in modo asintomatico.

Positivi e contagiosità

Quando facciamo il test del tampone veniamo a conoscenza della carica virale? Siamo sicuri che il risultato sia costante? Quanto siamo sicuri di risultare inizialmente asintomatici per poi sviluppare i sintomi? Ecco, nel caso si risulti positivi e asintomatici è bene non sottovalutare la possibilità di contagiare gli altri, mai abbassare la guardia! Il 5 giugno 2020 su Medicalfacts.it viene riportata l’analisi di uno studio in cui si valuta la carica virale dei bambini, il quali sviluppano per la maggior parte un’infezione asintomatica:

Un recente studio tedesco, guidato dal gruppo di Christian Drosten, dimostra come in un campione di 3.303 pazienti positivi al coronavirus, la carica virale nei bambini e negli adolescenti non è significativamente inferiore a quella degli adulti.

Insomma, secondo gli autori, il coronavirus non si comporterebbe molto diversamente dai virus influenzali in cui i bambini svolgono un ruolo importante nella diffusione del contagio. Hanno raramente forme gravi di malattia, ma, se s’infettano, esprimono lo stesso potenziale di contagiosità degli adulti.

Ripetiamolo: in caso di positività è bene seguire comunque tutte le precauzioni del caso, considerandosi comunque dei possibili diffusori. Meno abbassiamo la guardia, facendo più attenzione, e meno questo virus potrà far danni agli altri.

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