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Dino Giarrusso nei guai per i soldi dalle lobby, perché ora il grillino ex Iena rischia l’espulsione dal M5s

18 Novembre 2020 - 10:14 Valerio Berra
Da candidato l’eurodeputato grillino avrebbe accettato due contributi non in linea con la politica del Movimento. Il suo caso ora è al vaglio dei probiviri

Aveva provato a candidarsi per un posto alla Camera dei deputati a Roma per il Movimento 5 Stelle, nel 2018. Aveva provato poi a candidarsi come membro del consiglio di amministrazione della Rai, sempre in quota pentastellata. Alla fine, per centrare un incarico, Dino Giarrusso aveva dovuto aspettare le Europee del 2019, dove però ottiene un risultato record: con 117.211 preferenze diventa il candidato più votato di sempre nella storia del Movimento. Ora questo record rischia di oscurarsi, visto che in queste ore Giarrusso rischia di essere espluso.

Report, trasmissione televisiva in onda su Rai 3, ha mostrato un servizio in cui si parla di due finanziamenti ricevuti dall’eurodeputato che sarebbero contro le linee guida del M5s. Il primo è pari a 4.800 euro e arriva dalla Ezia Ferrucci, lobbista collegata al Bdl lobbyng srl che rappresenta un’industria di tabacco. Il secondo, un importo simile, è stato firmato invece da Carmela Vitter, moglio di Piero di Lorenzo, amministratore delegato della Irbm di Pomezia. Di questa azienda si è già parlato negli scorsi mesi visto che sta collaborando allo sviluppo del vaccino su cui lavorano l’Oxford University e AstraZeneca.

Le donazioni sono state ricevute in campagna elettorale. Il problema è
che entrambe violano le politiche del Movimento 5 Stelle su almeno
due punti. Il primo è un limite chiaro. In un vademecum stilato dal
Movimento per le elezioni europee si dice chiaramente che le
donazioni ricevute da un singolo soggetto finanziatore non possono
superare i 3mila euro. Il secondo punto riguarda invece le lobby, da
cui il Movimento ha sempre voluto tenersi lontano.

Al momento il caso è stato segnalato al collegio dei probiviri che deciderà nei prossimi giorni le sorti di Giarrusso. Lui, intanto, si difende: «Riguardo al limiti dei 3.000 euro ho evidenziato ai probiviri che nello stesso vademecum c’era anche l’obbligo di “riportare contributi se di importo superiore ai 3.000 euro”, dunque una evidente ambiguità che mi ha tratto in inganno. Io però già nel giugno 2019 ho dichiarato immediatamente al nostro Comitato interno tutti i contributi ricevuti e in questo anno e mezzo nessuno ha avuto nulla da dire».

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