Gerry Scotti guarito, il racconto dopo la terapia intensiva: «Prendete i negazionisti e lasciateli unora in quella stanza»
«Io li vedevo tutti, vedevo 24 persone immobili, intubate, come nei film di fantascienza. Pregavo per loro invece che pregare per me». Durante i giorni del suo ricovero dopo essere risultato positivo al Coronavirus, Gerry Scotti è riuscito sempre a tenersi lontano dalla terapia intensiva. Eppure, dalla sua stanza all’Humanitas di Rozzano, vedeva tutti gli altri pazienti ricoverati, come racconta al Corriere della Sera. «I medici – spiega il conduttore – mi dicevano di non spaventarmi: non la mettiamo in terapia intensiva ma in una stanza a fianco perché abbiamo bisogno di monitorarla, per sapere se la sua macchina, il suo corpo, ha bisogno di cure particolari. Ero in una stanzina, di là c’era la sliding door della vita. Sono arrivato all’ultimo step indolore della terapia prima che ti intubino». Per lui l’infezione da Coronavirus era cominciata come per tanti. Qualche dolore alle articolazioni, simile all’influenza. Giusto un po’ di febbre, e poi i parametri che iniziano a precipitare: «Avevo 36 e 2 e pensavo di star bene. Invece positivo. Quando ho sentito quella parola mi è sembrato improvvisamente di essere al di là del Muro di Berlino, non so come altro spiegarlo. In un attimo ho rivissuto i sei mesi di paura, terrore, precauzione, speranza che stiamo vivendo tutti. Perché proprio a me? Sentivo di non sapere nemmeno da dove cominciare a capire da dove fosse partito tutto».
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