Le ipotesi sulle prime riaperture a macchie, da Pavia e Cosenza: quali sono le province in zona rossa che possono sperare
Sono giorni di attesa e pressione da parte dei governatori nei confronti del governo e degli esperti dell’Iss, che entro venerdì prossimo concluderanno l’analisi degli ultimi dati sulla pandemia di Coronavirus dalle varie regioni che potrebbero rivedere la colorazione della mappa nelle tre fasce di rischio, come stabilito dall’ultimo Dpcm. Il principio più volte ripetuto dagli esperti è che passare dalla zona gialla a quella arancione o rossa è un processo più rapido dell’inverso. Ma i presidenti delle Regioni sono tornati alla carica chiedendo nuovi allentamenti, forti soprattutto dell’ultimo report preparato dalla fondazione Bruno Kessler di Trento e messo a disposizione della Cabina di regia. Da quell’analisi emerge una fotografia a chiazze della cartina, con il rosso di certe di province che può essere considerato più scolorito, sulla base di due settimane di indice Rt in calo.
La valutazione di rischio di ogni zona si basa sia sull’indice Rt che sui 21 indicatori, che i governatori vorrebbero ridurre a 5. Ed è su questa base che tutte le regioni, tranne il Molise, si trova in una fascia tendente all’alto di rischio. Prendendo in esame però il solo indice Rt, ci sono province che potrebbero essere dichiarate gialle o arancioni, ma quell’indice di contagiosità da solo darebbe una versione parziale, considerando che ogni regione ha una capacità di fare tamponi e tracciare i contagi diversa l’una dall’altra.
Le province che sperano
Con il dibattito ancora in corso su quali e quanti indicatori debbano essere presi in considerazione, la mappa su base provinciale che emerge dal report della fondazione Kessler riporta comunque nuove speranze per diverse province che, in vista del Natale, potrebbero cambiare colore, abbandonando il rosso che inevitabilmente frena attività e consumi in un periodo economicamente cruciale. Così sperano in Lombardia province come Pavia (1,22) e Sondrio (1,23), in Piemonte è la sola Biella (1,6) a non potersi permettere aperture, in Toscana da Pisa (1,28) a Siena (1,43) rilevano dati migliori rispetto ai più gravi di Pistoia (2,18) e Livorno (2,21). E poi c’è la Calabria con Cosenza (1,33) e Reggio Calabria (1,37) che da due settimane hanno ridotto l’indice di contagiosità.
Leggi anche:
- Coronavirus, Brusaferro (Iss) non esclude lockdown regionali a dicembre: «Quello che faremo a Natale dipende da noi»
- Coronavirus l’affondo del presidente dei Lincei: «Dal 20 ottobre non abbiamo dati affidabili, i positivi vanno intervistati»
- Numeri più bassi? Anzi. Per Anelli (Ordini dei medici) «ospedali sotto assedio: manca poco per il collasso»
- Riaprire a Natale? Galli: «Arrivano due settimane terribili per gli ospedali: senza veri cali, costretti al lockdown totale»
- Da zone rosse a macchie arancioni, le riaperture verso Natale: le ipotesi nel nuovo Dpcm di dicembre su ristoranti, viaggi tra regioni e shopping