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Dino Giarrusso: «Soldi dalle lobby? No, da singoli che hanno già finanziato il Movimento. Forse qualcuno non ha preso bene il mio risultato agli Stati generali»

18 Novembre 2020 - 23:52 Sara Menafra
L’europarlamentare spiega a Open: «Non ho ricevuto alcun procedimento disciplinare, ho seguito i regolamenti ma sono pronto a mettere i soldi a disposizione». E sull’indiscrezione che lo vuole il secondo più votato al congresso M5s: «So di essere sostenuto dagli attivisti, ora nuova governance»

Il parlamentare europeo ed ex Iena Dino Giarrusso è “sereno”, ci tiene a spiegare, ma anche ferito per quello che è accaduto. Respinge le accuse finite sui giornali, quelle secondo le quali avrebbe ricevuto “finanziamenti da lobbisti”, ma smentisce anche la notizia che ci sia un procedimento disciplinare del Movimento 5 stelle nei suoi confronti, partito appunto dal totale di meno di 15 mila euro ricevuti alle Europee e, in particolare, da 4.800 euro versati da una lobbista che affianca aziende del tabacco e che ha lavorato anche con la società di Pomezia Irbm, nota per essere l’azienda italiana più avanti nella ricerca su un nuovo vaccino anti Covid.

Giarrusso, partiamo da oggi: è stato avviato un procedimento disciplinare? E quali saranno i tempi?

«Ecco appunto, al di là di quel che dicono persone che evidentemente hanno gonfiato la polemica perché hanno interesse a farlo, non è vero. Non ho alcun procedimento aperto presso i probiviri, il procedimento viene comunicato e non mi è stato comunicato alcunché. Dopo aver visto la puntata di Report di lunedì e aver letto i giornali di oggi ho scritto una lettera spontanea ai probiviri, spiegando la mia posizione, e che mi metto a disposizione. Sono certo che Vito Crimi parlerà con i probiviri, li avrà allertati per chiedere di valutare la vicenda come è giusto che facciano. Vito è una persona corretta e, ci tengo a dirlo, sicuramente lo farà, ma al momento non c’è alcuna istruttoria aperta».

Com’è andata questa storia? Cos’ha spiegato ai probiviri?

«Che nel pieno rispetto di tutte le normative legali e dello statuto del Movimento, ho ricevuto dei contributi che ho contabilizzato e riferito già a giugno del 2019. Diciassette mesi fa li ho consegnati, dunque, non solo alla Camera ma anche ai nostri organi interni. Sia i finanziamenti più corposi, sia quelli più piccoli. Alle Europee ci sono le preferenze e devi aprire un conto apposito dove raccogliere i finanziamenti e poi chiuderlo a fine campagna. Così ho fatto e immediatamente comunicato ai nostri, che non hanno avuto niente da ridere sulle donazioni».

E poi cos’è successo?

«Sei mesi circa dopo l’elezione, è uscito un articolo di Fanpage dove si valutavano alcuni soldi che le lobbies hanno dato a vari candidati, tra i quali Calenda che ne ha avuto 371 mila, oltre ad esponenti del Pd che hanno avuto oltre 100 mila euro. Soros ha dato 200 mila euro a +Europa. Mi ha sorpreso leggere il mio nome nell’elenco per un contributo da 4.800 euro ricevuto da Ezia Ferrucci che, ho scoperto allora, oltre ad essere un’imprenditrice lavora anche per una società di lobbying. Prima che uscisse l’articolo neppure sapevo di questa attività».

Non sapeva che fosse una lobbista?

«No. Quando mi sono candidato ho ricevuto tre finanziamenti: da una piccola azienda di Catania, che tutto è fuorché una lobby, da una donna che è la moglie di Piero Di Lorenzo, il titolare dell’azienda di Pomezia Irbm, e da Ezia Ferrucci, che non conoscevo e si è presentata come imprenditrice. Le ho chiesto chi fosse e come mai volesse aiutarmi. Lei mi ha detto che mi stimava, si è dichiarata vicina al Movimento e mi ha spiegato di aver già sostenuto la campagna del 2018 per le elezioni politiche il che mi ha naturalmente rasserenato».

Siamo sicuri che abbia già finanziato il Movimento?

«Per esser certo le ho chiesto di mandarmi la ricevuta, cosa che lei ha fatto: aveva dato 4 mila euro al Movimento e ne ha dati 4.800 euro a me. A quel punto li ho accettati».

Avete mai parlato di affari o di iniziative che chiedeva di sostenere?

«No, assolutamente mai. L’ho vista la prima volta nel settembre 2018 per un evento culturale a Pomezia, ma non ci siamo più sentiti, non ho nemmeno il suo numero. Anzi so che è venuta a Bruxelles per incontrare un altro parlamentare, ma non mi ha neppure chiamato». 

E quindi?

«A settembre è venuta una giornalista di Report e mi ha chiesto come mai avessi accettato il contributo di una lobbista. Ho risposto che non sapevo che Ezia Ferrucci fosse una lobbista ma che in ogni caso non mi ha mai chiesto il sostegno per qualcosa. Ho anche contattato poi Sigfrido Ranucci di Report, offrendomi di chiarire ancora ma mi ha spiegato che si sarebbe parlato soprattutto di vaccini. E in effetti, il punto di partenza dell’inchiesta era il vaccino di Irbm e le società di Piero Di Lorenzo. Lui lo conosco, per carità, ma non mi sono mai occupato come parlamentare né di vaccini né tantomeno di tabacco: la cosa davvero surreale è che i giornali oggi titolano su questo».

Le contestano di aver sostenuto il vaccino di Irbm sui social…

«Sì: a marzo ho scritto come mille altri che se Irbm era vicina al vaccino ne ero contento, e lo ribadisco: magari qualcuno ci tirasse fuori dal Covid. Ecco, da qui a dire che ho preso soldi dalla lobby del tabacco ce ne corre, scherziamo? In ogni caso ho preso contributi trasparenti e regolari da singoli cittadini, non da imprese. E stiamo parlando di piccole cifre. È falso dire Giarrusso ha preso i soldi delle lobby».

Come mai conosce Piero Di Lorenzo?

«È un imprenditore, so che è amico di Beppe Grillo e me ne hanno sempre parlato bene. L’ho incontrato un paio di volte e mi ha parlato dei suoi progetti, ma non mi sono mai occupato personalmente di niente che lo riguardasse, tantomeno in veste di europarlamentare. Il contributo elettorale della moglie chiaramente è legato alla stima che lui ha di me: in ogni caso è un versamento regolare e tracciato».

Ma allora secondo lei come mai è esploso il caso?

«Non credo che il M5S sia molto amato dalla stampa italiana, dunque il passaggio di una foto per 5 minuti su Report di uno di noi è stata l’occasione per creare un caso dal nulla. Ripeto: posso dimostrare che da europarlamentare non ho ricevuto pressioni da nessuno e non mi sono mai occupato di attività vicine a questi finanziatori, spontanei proprio come i cittadini che hanno donato 5 o 10 euro. Non sono finanziamenti di lobby, sono leciti e donati da privati cittadini. E non c’è nessun tipo di stigma rispetto a chi prende finanziamenti da singoli cittadini né il regolamento lo vieta. Tra l’altro se avessi preso finanziamenti inferiori ai 3 mila euro, non avrei dovuto neppure dichiararli».

Ecco, altro punto: ha violato i limiti?

«Il vademecum che ci hanno inviato, che non è un atto giuridico come invece sono lo Statuto e il Codice etico del M5S, in un punto dice che non si possono accettare finanziamenti superiori ai 3 mila euro, ma poche righe dopo dice di dichiarare “i finanziamenti ricevuti da una singola persona fisica per somme superiori ai 3 mila euro”. Questo mi ha evidentemente ingannato e sono prontissimo a riparare al mio errore in qualunque modo: potrei donare la somma eccedente ad attività benefiche o al Movimento o a ciò che potrebbero eventualmente suggerirmi i probiviri. Ho dato la mia massima disponibilità».

Quanto hai speso in tutto per la campagna elettorale?

«Ho speso circa 24 mila euro, e ho ricevuto finanziamenti per 14.910 euro, dei quali 210 in piccole donazioni e 14.700 dalle tre più grandi. Per comprendere le prooorzioni, sappiamo bene che se una lobby investe smuove decine di milioni di euro, ed anche Fanpage ha parlato di milioni di euro donati per le europee, con singoli candidati che ne hanno presi oltre centomila. Fra l’altro ci potrebbe essere anche fra i miei colleghi chi ha preso fondi per centomila euro ma tutti da donazioni inferiori ai tremila euro e non li ha dichiarati… però voglio pensare che non sia così».

Ha in mente qualche nome?

«No, ripeto: spero non sia così. Ma ci sono regolamenti che vengono costantemente violati da alcuni colleghi e su questo siamo in attesa del giudizio dei probiviri da varie settimane. Ad esempio ci sono colleghi che hanno violato la regola di attenersi al mandato del Movimento nelle votazioni in aula (art. 11 lettera M ndr), e l’hanno fatto per più di 150 volte. La verità è che c’è chi sta facendo brutti giochi col mandato dei cittadini, violando anche le regole sulle interviste, che devono essere concordate, ed attaccando il Movimento e alcuni portavoce più e più volte, benché anche questo sia severamente proibito dallo statuto».

Perché si sono mossi cosi?

«Non lo so, ma le dico che è molto doloroso subire il fuoco amico. Comprendo che attacchino interpretando a cavolo una notizia i nostri avversari politici, i salviniani o i giornalisti avversi, ma che a scrivere certe schifezze ci sia anche qualcuno del Movimento è terribile». 

Dicono che alla votazione per gli Stati generali lei sia arrivato secondo, subito dietro Alessandro Di Battista: può essere la regione di questo astio interno?

«Non conosco i risultati delle votazioni, ma so di essere molto amato dai nostri attivisti e sono felice di questo. Se interpretare bene il proprio ruolo ed avere consenso significa subire coltellate alla schiena, vuol dire che dobbiamo accelerare il processo di nuova governance e ripartire con regole precise e persone che le rispettino e si rispettino a vicenda, seguendo così anche il volere degli attivisti, che sono i nostri unici padroni».

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