Zone rosse, Bassetti: «Sì alla riduzione dei parametri. Quattro o cinque sono più indicativi»
La richiesta arrivata dalle Regioni di una revisione dei parametri è stata unanime. I presidenti regionali chiedono al governo un approccio più trasparente sulla divisione in zone del Paese e il premier Giuseppe Conte pensa a due riunioni settimanali tenute dal presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, e da quello del Css, Franco Locatelli, per illustrare chiaramente i dati e il passaggio da una zona all’altra. «Alcuni dei 21 parametri sono molto complicati e penso che alcuni sono più importanti di altri», dice Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova intervistato da Adnkronos proprio in merito al confronto tra Regioni e governo sui criteri da applicare.
«Il sistema non è fatto male – dice Bassetti – ma quando si guardano l’Rt, il riempimento degli ospedali, l’affollamento dei pronto soccorso e delle terapie intensive e infine il numero dei tamponi positivi sul totale di quelli fatti, ecco che 4–5 parametri sono più indicativi rispetto ai 21». Per il primario, e membro dell’unità di crisi Covid della regione Liguria, rivedere i parametri potrebbe essere d’aiuto anche ai tecnici che devono immettere ogni giorno i dati: «Potremmo essere più veloci riducendo il numero e anche l’algoritmo potrebbe lavorare meglio». Una revisione dei parametri permetterebbe inoltre, secondo l’infettivologo, di passare più velocemente da una zona di rischio alta a una bassa.
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Di avviso diverso Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, secondo cui avere meno parametri porterebbero a una fotografia meno precisa sull’andamento dell’epidemia. «Quello delle Regioni che faticano a indicare tutti i parametri – ha detto a SkyTg 24 – è un problema di risorse umane e preferirei venissero dati quei supporti umani e tecnici alle Regioni per mantenere questo standard. Se non sarà possibile ridurremo e sarà qualcuno in meno. Ma sarà una decisione – conclude – presa di concerto con l’Istituto Superiore di Sanità. È una decisione politica». Ma a frenare subito su un cambio di passo è il ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia, che su Rai1 avverte che «fino al 3 dicembre non è in discussione il cambiamento dei parametri. C’è un Dpcm in vigore fino a quella data e il confronto in corso servirà a prendere ulteriori decisioni in vista del Dpcm successivo».
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