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I numeri in chiaro, il prof Tizzoni: «Siamo vicini al picco ma i decessi cresceranno ancora per qualche giorno»

19 Novembre 2020 - 21:24 Riccardo Liberatore
Per il ricercatore della Fondazione Isi, Michele Tizzoni la curva dei contagi si sta appiattendo per effetto delle nuove restrizioni. Ma non è così in tutto il Paese: preoccupano la Sicilia e la Calabria

Secondo la Fondazione Gimbe la curva dei casi di Coronavirus sta rallentando, ma molto lentamente: +24,4% in più rispetto al 31% della settimana precedente. «Se guardiamo i numeri tra lunedì e giovedì vediamo che le variazioni sono poco significative. Questa settimana abbiamo più o meno lo stesso numero dei casi della settimana scorsa», spiega a Open il ricercatore della Fondazione Isi, Michele Tizzoni. «Questo non vuol dire che non ci sono stati nuovi casi [oggi sono stati registrati 36.176 nuovi positivi ndr]. E non possiamo permetterci di avere così tanti casi ogni settimana».

Professore, le sembra che i numeri giustifichino un eventuale ammorbidimento delle restrizioni?

«I numeri ci dicono che stiamo raggiungendo un plateau e che si tratta sostanzialmente di un trend stabile. Evidentemente le restrizioni sono state efficaci, ma per alleggerirle bisogna aspettare di essere in una situazione di bassa circolazione del virus, come era prima dell’impennata di metà ottobre: non oggi o domani, per intenderci. I numeri sono positivi, ma sappiamo che bisogna aspettare ancora un po’ per vedere che questi trend si consolidino».

Cosa risponde ai suoi colleghi che sostengono sia ancora troppo presto per dirlo con sicurezza. Perché, per esempio, non è chiaro se le terapie intensive sono ferme?

«L’effetto principale delle misure è finalizzato a ridurre il numero di contagi. Certo, è verissimo che i dati vanno consolidati e fare un’analisi scientifica fondata che dà una misura precisa e puntuale del loro impatto richiede più tempo. Dovremo aspettare di avere una visione più consolidata dei dati. Ma, allo stesso tempo stiamo osservando un rallentamento nei contagi, soprattutto in alcune regioni».

Continuano ad esserci tante morti legate al Covid: oggi sono 653. La Lombardia ha superato quota 20 mila vittime. Quando rallenteranno i decessi secondo lei?

«Questi purtroppo sono numeri che non dovrebbero sorprendere nessuno: i decessi seguono i casi positivi con un lasso temporale piuttosto costante di 2 settimane. Vedremo diminuire i decessi circa 2 settimane dopo il picco dei casi. Ci stiamo avvicinando al picco, ma dobbiamo aspettarci che i decessi continueranno a crescere ancora per qualche giorno».

Nel frattempo le regioni chiedono di rivedere i parametri sulla divisione in zone del Paese. Vengono usati troppi indicatori?

«Penso che sia giusto tenere conto di diversi fattori e non basarsi su un unico indicatore come l’Rt [l’indice di trasmissibilità ndr] che, appunto, viene molto pubblicizzato ed è sicuramente un indicatore importante ma non ha niente a che fare con la capacità del sistema locale di gestire i nuovi casi. Tutti gli indicatori sono comunque utili per avere una visione completa di quale sia la situazione in ogni Regione».

Anche in alcune regioni rosse – come il Veneto e il Piemonte – la situazione sembra peggiorare. Oggi il presidente del Veneto Luca Zaia ha detto di essere preoccupato per il numero dei ricoveri.

«Guardando i casi per 100 mila abitanti in media mobile anche queste regioni mostrano il raggiungimento di un plateau negli ultimi giorni. Bisogna essere molto cauti perché questo trend deve essere consolidato: non abbiamo nessuna certezza di quanto sarà rapida la discesa o quanto durerà il plateau. Tra le regioni che invece sembrano seguire un percorso opposto e non hanno ancora mostrato questi trend c’è la Sicilia. L’altra cosa da guardare sono i tassi di positività».

E cosa ci dicono?

«In Piemonte i tassi di positività, pur rimanendo molto alti, cominciano già a scendere. In Sicilia continuano a salire, senza dare segno di un rallentamento, così come in Calabria. Non dobbiamo dimenticarci di queste regioni».

Anche la Lombardia?

«Anche in Lombardia per quanto riguarda il numero di casi c’è un plateau che dura un po’ più di tempo rispetto al Piemonte, e lo stesso riguarda la percentuale del tasso di positività. Buone notizie – speriamo di vedere scendere anche questi numeri abbastanza in fretta».

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