Calcio femminile, la svolta della Fifa: almeno 14 settimane di maternità garantita per le atlete
«Dopo la recente crescita del fenomeno e il successo senza precedenti della Coppa del mondo femminile in Francia lo scorso anno, il calcio femminile sta entrando nella fase successiva di sviluppo», ha dichiarato il presidente della Fifa Gianni Infantino. E per questo «dobbiamo anche adottare un quadro normativo adeguato e adatto alle esigenze del gioco femminile». Oggi, a un anno dai mondiali di calcio femminile, le giocatrici potranno vedersi riconoscere il diritto alla maternità. FifPro, l’associazione che tutela calciatori e calciatrici, è riuscita a introdurre nuove regole che proteggano le giocatrici durante la gravidanza. A loro saranno concesse 14 settimane obbligatorie di congedo di maternità dopo il parto e saranno anche garantiti almeno due terzi dello stipendio. L’accordo raggiunto dal sindacato sarà vincolante per tutte le società che militano nei campionati di calcio riconosciuti dalla Fifa. E quindi anche per l’Italia, dove lo scorso di dicembre nella manovra di bilancio è stato inserito un emendamento per il passaggio delle calciatrici al professionismo.
Con le nuove regole FifPro, al loro ritorno in campo, i club devono reintegrare le giocatrici e fornire un adeguato supporto medico e fisico. Inoltre nessuna giocatrice dovrà mai subire svantaggi a causa della gravidanza, garantendo così una maggiore protezione occupazionale per le donne nel calcio. L’altro genitore o tutore dovrà godere ugualmente di un congedo parentale minimo di 14 giorni dopo il parto, a meno che la legislazione nazionale non preveda un periodo più lungo. «Noi giocatrici abbiamo bisogno di questo tipo di disposizioni e protezioni in modo che nessuno debba scegliere tra iniziare una famiglia o continuare la propria carriera calcistica, come alcuni hanno dovuto fare in passato», ha dichiarato Gabriela Garton, portiere argentina e membro del Consiglio globale di Fifpro. Secondo il rapporto sull’occupazione 2017 della Fifpro, solo il 2% delle giocatrici ha avuto figli, mentre il 47% ha affermato che avrebbe lasciato l’attività sportiva, citando la mancanza di tutele come motivo principale.
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