Riunire la famiglia per Natale? Per il capo del Cts si può: «Ma se ci sono anziani, prima facciamo un test rapido»
Riaprire bar e ristoranti il 3 dicembre non è utopia. Ma a patto che si applichino restrizioni più dure su altri fronti contro il Coronavirus. È questa la posizione del coordinatore del Cts, il Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, che ha parlato in un’intervista a Il Messaggero delle condizioni sulle quali dovranno basarsi le riaperture prima di Natale. «Aperture ma con rigore. Dopo il 3 dicembre sarà utile offrire la possibilità di fare ripartire alcune attività economiche», ha detto. «Ma non si dovranno tollerare più immagini della folla al supermercato per acquistare un paio di scarpe».
Da mesi ormai il Cts si fa esponente dell’arte del compromesso tra salute e politica, economia e sicurezza. «Bisogna spiegare con chiarezza che per convivere con il virus, in maniera compatibile con le esigenze del mercato del lavoro e dell’economia, devi assolutamente darti delle regole», ha sottolineato Miozzo. «Ci vuole rigore, ma anche la possibilità di tornare a vivere». Oggi il Comitato incontrerà il commissario Domenico Arcuri per farsi illustrare il piano sui vaccini. Nell’attesa, Miozzo incita una convivenza consapevole con il virus. «È evidente che l’andamento è incoraggiante», ha spiegato. «Prima di arrivare all’Rt nazionale sotto 1 ci vuole un po’ di tempo, ma alcune regioni come Lombardia e Lazio ci sono. Che senso ha, allora, obbligare alcune attività a restare chiuse?».
Il Natale con gli anziani? Sì, ma col tampone rapido
Su una cosa, però, non si transige: gli spostamenti tra Regioni. «Potremmo deciderlo solo più avanti, quando avremo chiara la tendenza dei contagi». E sul Natale serve molta prudenza, soprattutto per andare a trovare i più fragili. I più giovani devono mantenere comportamenti prudenti, ha detto, aggiungendo che sarebbe utile prima di andare da un familiare più anziano durante le feste, «eseguire il giorno prima un tampone rapido». «Servono comunque cautela e precauzioni – ha detto- , perché magari il virus era in incubazione, ma comunque questo è un modo per ridurre le probabilità del contagio».
Foto di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MEO
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