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Coronavirus, il modello svedese bocciato dai numeri – L’analisi

20 Novembre 2020 - 08:28 Juanne Pili
I metodi adottati in Svezia funzionano? L’Italia dovrebbe imitarla? Anche i grafici mostrano che le cose stanno diversamente

Avevamo già analizzato il modello svedese, sfatando diversi miti. Si è vista una certa rilassatezza nel modo in cui gli svedesi hanno affrontato, fin dagli esordi, questa pandemia. Qualcuno quindi si è chiesto come mai nel nostro Paese fossimo così in ansia, visto che da Stoccolma non si evincerebbero particolari disastri, dai loro provvedimenti meno restrittivi. In sostanza, tenuto conto delle differenze demografiche, non è possibile esportare questo modello ovunque, tanto meno in Italia, dove abbiamo una densità di popolazione maggiore, così come per il numero di anziani; inoltre – dati alla mano – non sembra funzionare nemmeno in Svezia, come molti detrattori del distanziamento sociale vorrebbero far credere. 

Parallelamente al fact checking delle fonti giornalistiche, in questo articolo svolgiamo anche una analisi dei dati, assieme al fisico Enrico D’Urso, comparando ricoverati nelle terapie intensive e vittime del nuovo Coronavirus nel Paese scandinavo, riscontrando che i numeri sull’andamento dell’epidemia rispecchiano abbondantemente la nostra analisi precedente. 

Le terapie intensive in Svezia

Qual è la capienza delle terapie intensive (Ti) totali in Svezia? Possiamo dedurlo approssimativamente, andando a vedere il numero di letti ogni centomila abitanti fino al 2019. Ricordiamo che la Svezia ha un sesto degli abitanti rispetto all’Italia. Nel primo grafico vediamo la relativa linea rossa che indica la capienza massima degli ospedali, la quale risente di questi limiti. Noi l’abbiamo fissata tra 350 e 700 totali.

Enrico D’Urso | Primo grafico: andamento delle Terapie intensive in Svezia.

Le curve ci mostrano che in Svezia sta avvenendo una impennata delle Ti occupate. È difficile stabilire il numero totale di ricoverati rispetto alle Ti, come abbiamo invece potuto fare nella nostra indagine sui due picchi in Italia. Le vittime non vengono aggiornate su base giornaliera, bensì ogni giorno abbiamo aggiornamenti relativi ai giorno passati, questo si deve anche dal fatto che il conteggio è affidato alle singole amministrazioni locali, che inviano i dati man mano. Questo può far comparire nei grafici delle impennate giornaliere improvvise. Ci basta ricordare che questa decentralizzazione dei dati, fa sì che quotidianamente si abbiano aggiornamenti relativi anche ai giorni passati. 

Il rapporto morti/terapie intensive

Vediamo nel secondo grafico il rapporto morti/Ti. Si ottiene dividendo le Ti col numero dei decessi, ottenendo un valore percentuale, che esprime appunto un rapporto tra i due valori. La linea rossa esprime l’andamento medio di questo rapporto. Durante l’epidemia è rimasto tendenzialmente sul 15/16%, mentre in questo periodo tende ad aumentare. 

Enrico D’Urso | Secondo grafico: rapporto Terapie intensive/morti.

Nel terzo grafico abbiamo l’andamento del rapporto in Italia. La linea rossa va a formare una gobba fino ad agosto, per poi mostrare un abbassamento, seguito da una rimonta dopo la seconda metà di settembre.

Enrico D’Urso | Terzo grafico: andamento del rapporto Terapie intensive/morti in Italia.

La prima e seconda ondata svedese

Il quarto grafico mostra un confronto delle Ti occupate in Svezia durante prima (linea blu) e seconda (linea rossa) ondata. I due grafici sono sovrapposti in modo da farli cominciare nello stesso punto zero, a partire dalle date in cui cominciano le due ondate. Similmente alla situazione italiana il secondo picco è decisamente meno ripido e l’inizio risulta peggiore rispetto alla prima ondata, questo si spiega soprattutto col fatto che durante il primo picco gli svedesi erano agli inizi dell’epidemia. 

Enrico D’Urso | Quarto grafico: comparazione della prima e seconda in Svezia.

Nel quinto grafico confrontiamo la rimonta delle Ti in Italia (riquadro a sinistra) e Svezia (riquadro a destra). Si che la risalita delle Ti occupate in Svezia è decisamente più marcata rispetto all’Italia. In questa comparazione abbiamo usato delle curve logaritmiche, per porre una lente di ingrandimento sul fenomeno. È piuttosto evidente, che nel Paese scandinavo abbiamo una impennata rispetto alla nostra situazione, la quale, per quanto stia raggiungendo il livello critico rispetto alla capienza massima, conserva una curva decisamente meno ripida.

Enrico D’Urso | Quinto grafico: comparazione dell’impennata delle Terapie intensive in Italia (riquadro a sinistra) e in Svezia (riquadro a destra).

Sembrerebbe che gli svedesi, avendo un sesto della nostra popolazione, con una densità altrettanto bassa, possano permettersi una maggiore rilassatezza, che non di meno, se non venisse corretta, porterebbe comunque a raggiungere i livelli di saturazione in breve tempo. Questo confronto, più di altri, ci sembra emblematico di quanto sia poco saggio pensare di importare un qualsiasi modello straniero, là dove si dovrebbe sempre tener conto del contesto locale.

Il rapporto tra Ti e popolazione totale

Tenuto conto del fatto che la quota di suscettibili a contrarre forme gravi di Covid-19 in una popolazione tende a essere costante, e considerando che in Italia la popolazione anziana è relativamente maggiore rispetto ai giovani se paragonata alla Svezia, procediamo col sesto grafico a confrontare le Ti occupate nei due Paesi, in rapporto alla popolazione totale.

Enrico D’Urso | Sesto grafico: comparazione del rapporto Terapie intensive/popolazione totale in Italia e Svezia.

Ricordiamo ancora che sussiste una differenza notevole in merito al numero di abitanti e alla densità di popolazione. La Svezia è un paese piuttosto vasto, dove abita un sesto della popolazione italiana. Nel primo e secondo picco abbiamo così una situazione più critica nel nostro Paese. Durante il periodo aprile-maggio, quando da noi calano le Ti, in Svezia si crea una gobba che può spiegarsi col fatto che in quel periodo la gente comincia a preoccuparsi della situazione internazionale, e gli anziani prestano maggiore attenzione, così la linea comincia a calare sensibilmente a partire dalla seconda metà di maggio.

Aggiornamento sugli ultimi dati

«Gli aggiornamenti dei dati degli ultimi giorni – conclude Enrico D’Urso – che, come detto prima, nel caso dei morti vanno ad aggiornare le vittime dei giorni precedenti, mostrano una velocità di riempimento delle TI che si sta mantenendo stabile e ad un ritmo molto più sostenuto di quello italiano». «Per quanto riguarda la mortalità questa è invece in rapida ascesa, e si sta stabilizzando su valori superiori a quelli del primo picco epidemico. Si dovrà attendere ancora qualche giorno per sapere se questo sia episodico o se indichi un trend stabile».

Foto di copertina: EPA/Amir Nabizadeh | Un cartello nella metropolitana di Stoccolma avverte sul rispetto della distanza di sicurezza

Le fonti dei dati alla base dei grafici:

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