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Oxford/AstraZeneca, gli anziani rispondono davvero meglio al vaccino anti-Covid? I primi risultati sono incoraggianti

20 Novembre 2020 - 17:04 Juanne Pili
Gli adulti sopra i 70 anni sembrano rispondere meglio, con segni di immunizzazione per tutte le fasce di età

Il vaccino contro il nuovo Coronavirus ChAdOx1 nCoV-19 di Oxford/AstraZeneca è ormai giunto alla fase 3 di sperimentazione. Non ci sono ancora comunicati in merito ai risultati preliminari di questa, come hanno avuto modo di fare recentemente le concorrenti Pfizer/BioNTech e Moderna. Dopo un provvisorio arresto, dovuto a un evento avverso poi rivelatosi non essere collegato al vaccino, la ricerca è poi ripartita, beneficiando di una «accelerazione» decisa dall’EMA (Agenzia europea dei farmaci). In attesa di ulteriori aggiornamenti arriva uno studio su The Lancet coi risultati della fase 2. Le notizie non sono per niente brutte, ma ancora preliminari. Si è visto che soprattutto gli anziani sopra i 70 anni rispondevano bene al vaccino, senza rilevanti eventi avversi, con risposta immunitaria in tutti i soggetti testati, anche se dovremo aspettare i risultati della fase 3 per avere conferma che vi sia un effettivo effetto protettivo.

  • Per maggiori approfondimenti sui vaccini anti-Covid e le fasi di sperimentazione suggeriamo la lettura della nostra Guida apposita.

I risultati dei test di fase 2

L’adenovirus usato per trasportare il «vaccino» (spiegheremo meglio in che senso alla fine), avrebbe suscitato una risposta immunitaria. Questa tende a calare con l’età, ed è un problema per chi si cimenta a sviluppare un vaccino anti-Covid – essendo gli over 65 tra i soggetti più a rischio di contrarre forme gravi, e mortali. I 560 volontari sono stati divisi per fasce d’età: 160 tra i 18 e 55 anni; 160 tra 56 e 69 anni; 240 dai 70 anni in su. In ciascuno di questi tre gruppi alcuni hanno ricevuto il vaccino anti-Covid, mentre ad altri è stato somministrato un altro tipo di vaccino per fungere da controllo, in modo da escludere risultati casuali.

«I nostri risultati -continuano i ricercatori – mostrano che il vaccino ChAdOx1 nCoV-19 è sicuro e ben tollerato con un profilo di reattogenicità inferiore sia negli adulti più anziani che nei giovani adulti. L’immunogenicità era simile tra i gruppi di età dopo una vaccinazione boost. Se queste risposte saranno correlate alla protezione nell’uomo, questi risultati sarebbero incoraggianti perché gli individui più anziani sono a rischio sproporzionato di COVID-19 grave e così qualsiasi vaccino adottato per l’uso contro SARS-CoV-2 deve essere efficace negli anziani».

I ricercatori hanno così potuto constatare che il vaccino era tollerato meglio dal gruppo degli adulti più anziani, piuttosto che nei giovani adulti, con una capacità di stimolare il sistema immunitario, simile per tutte le fasce d’età considerate nello studio, auspicando ulteriori conferme di efficacia nei successivi test di fase 3.  

«Il vaccino ChAdOx1 nCoV-19 ha indotto una risposta anticorpale specifica alla glicoproteina spike SARS-CoV-2 e RBD a 28 giorni dopo una singola dose in tutti i gruppi di età, compresi gli adulti di età pari o superiore a 70 anni – continuano gli autori – Le robuste risposte immunitarie umorali e cellulari ottenute nella nostra popolazione adulta più anziana sono state incoraggianti dato che numerosi studi hanno dimostrato che la diminuzione della funzione immunitaria con l’età porta a una diminuzione delle risposte immunitarie ai vaccini».

Lo studio, maggiormente concentrato nel verificare la sicurezza del vaccino, mostra già effetti promettenti in tutte le fasce di età durante la fase 2. Se questa risposta immunitaria risulterà effettivamente protettiva lo sapremo con certezza dai più ampi test di fase 3.

«Il vaccino ChAdOx1 nCoV-19 ha indotto una risposta anticorpale specifica alla glicoproteina spike del SARS-CoV-2 e al RBD a 28 giorni dopo una singola dose in tutti i gruppi di età – riportano i ricercatori – compresi gli adulti di età pari o superiore a 70 anni […] Schemi simili sono stati osservati con risposte anticorpali neutralizzanti, senza differenze nell’entità della risposta al giorno 28 dopo il primo vaccino indipendentemente dall’età o dalla dose del vaccino, ma è stato osservato un effetto di richiamo negli individui che hanno ricevuto una seconda dose di vaccino».

Come funziona

Se il vaccino di Oxford/Astrazeneca dimostrasse di essere effettivamente protettivo, potrebbe rivelarsi più comodo da conservare, non basandosi esclusivamente su un acido nucleico, per esempio l’RNA messaggero dei vaccini di Pfizer e Moderna, che devono essere stoccati a temperature estremamente basse. ChAdOx1 nCoV-19 è infatti un adenovirus che colpisce gli scimpanzé, reso incapace di essere infettivo, il quale trasporta nel suo genoma un frammento di quello che codifica l’antigene del SARS-CoV2, la glicoproteina Spike (S)

Quindi una volta dentro le nostre cellule, l’adenovirus le userà per la produzione della sola Spike (S), utilizzata dal nuovo Coronavirus per prendere di mira i recettori ACE2 delle cellule bersaglio, che il nostro sistema immunitario potrà imparare a riconoscere, proteggendoci dall’infezione.

Foto di copertina: Prawny | Sfondo immagine: nuovo Coronavirus.

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