Morra insiste: «La mia frase su Santelli? L’elettorato è sempre responsabile. Se ho offeso qualcuno mi scuso, ma non mi dimetto»
«Dal 1988 vivo in Calabria e conosco bene tutti i mali che la affliggono. Penso che un politico abbia il dovere di dire fino in fondo tutta la verità». Nicola Morra, il presidente pentastellato della commissione Antimafia, genovese di nascita ma calabrese di adozione, torna sulle polemiche di ieri scaturite dalle sue parole su Jole Santelli, presidente della Regione scomparsa il 15 ottobre scorso: «Premesso che sono stato io a commemorarla in Senato, ho solo detto che le sue condizioni gravi – purtroppo – erano note, e gli elettori devono esser responsabili delle scelte fatte», dice in un’intervista a la Repubblica.
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«Se ho offeso la sensibilità di qualcuno mi scuso immediatamente», dice Morra. «E chiarisco il senso delle mie parole, che non volevano minimamente offendere la sensibilità di chicchessia, in particolare modo di chi è malato e dunque sta combattendo una battaglia importantissima e che mi ha sempre visto impegnato a difendere le ragioni dei deboli e dunque degli stessi malati contro le ragioni di chi intende la sanità come un business. Ragion per cui si arriva agli arresti di ieri in Calabria». Il presidente della commissione Antimafia, a esplicita domanda, risponde che non ha alcuna intenzione di dimettersi.
Critiche anche dal Movimento 5 stelle
Morra, dunque, non arretra: «Io dico solo che votando per candidati che non possono concludere il loro mandato poi non ci si deve lamentare che il mandato stesso non venga concluso. È un diritto dovere del cittadino che si presenta far sapere tutto quello che deve essere noto all’elettore». Il presidente della commissione Antimafia è stato criticato tanto dalle opposizioni, con le richieste di dimissioni arrivate dal centrodestra, quanto dal suo partito: «Quanto detto è inaccettabile», dice il capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, Davide Crippa. «Lo conosco e credo che, quelle pronunciate ieri, siano parole molto lontane dal suo modo di pensare. E’ errato unire logiche politiche a temi molto delicati come quelli della malattia oncologica».
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