Coronavirus, l’audio del dirigente della Regione Sicilia ai manager della sanità: «Caricate i posti in terapia intensiva»
Ragazzi, buongiorno, oggi su Cross deve essere calato tutto il primo step al 15 novembre, non sento ca**i perché oggi faranno le valutazioni e in funzione dei posti letto di terapia intensiva decideranno in quale fascia la Sicilia risiede.
Inizia così la nota vocale inviata da Mario La Rocca, dirigente del dipartimento di Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute della Sicilia. I destinatari dell’audio sono i manager delle Asp siciliane ai quali La Rocca chiede di procedere rapidamente nell’aggiornamento dei dati relativi ai posti letto Covid disponibili nella regione. Lo scopo? Evitare che la Sicilia sia sottoposta a ulteriori restrizioni.
La nota vocale, infatti, è stata recapitata il 4 novembre, giorno in cui il ministero della Salute avrebbe comunicato la classificazione delle regioni italiane, secondo le ormai note zone gialle, arancioni e rosse. Il sollecito di La Rocca, infatti, è presto giustificato nello stesso messaggio vocale:
Non è accettabile che noi si subisca ulteriori restrizioni perché c’è resistenza da parte di qualcuno ad aprire posti letto di terapia intensiva o ordinari. Appena stasera ci chiudono, ovviamente l’assessore andrà a controllare chi ha calato su Gecos che cosa e quello che non c’è su Gecos e su Cross (piattaforme del ministero della Salute e della Protezione civile ndr), relativamente al primo step del 15 novembre sarà responsabile di quello che subirà la Sicilia in termini di restrizioni. È una responsabilità che vi prego di non assumervi, quindi la cortesia è fare calare tutto lo step previsto al 15 novembre già da stamattina su Gecos perché stasera si conteranno i morti e i feriti, grazie.
Se il dirigente non fa alcun riferimento a dati fasulli per cercare di rientrare nelle fasce di rischio più lievi, è il sindacato dei medici Cimo a segnalare che, in realtà, i posti letto in terapia intensiva in Sicilia sono circa 210 in meno rispetto agli 815 ufficialmente inseriti nelle piattaforme. Tornando all’audio di La Rocca, la testata La Sicilia, che l’ha pubblicato, ha raccolto la testimonianza di uno dei destinatari di quel messaggio:
Un pressing indebito, perché il mancato caricamento dei posti non è mai un capriccio: una rianimazione non si fa con un letto e un ventilatore. Ho sentito il Ministero questa mattina e ho detto: «Guardate che è il caso, concordemente, nell’ambito del principio della reale collaborazione, che assieme ai Nas si faccia un immediato controllo di tutto quello che è stato caricato sulle nostre piattaforme”. Si è creata una polemica surreale, perché non riguarda la veridicità dei dati, non si mette in dubbio che ciò che è stato caricato effettivamente corrisponde a ciò che è disponibile, ma si utilizza un “non detto” per valutare come se ci fosse la volontà di realizzare un dato diverso.
La risposta di La Rocca: «Ero incavolato»
Mario La Rocca ha cercato di difendersi ai microfoni dell’agenzia stampa Ansa dalle accuse per l’audio che sta circolando in queste ore:
Ero incavolato: dicevo ai manager di ospedali e Asp che dovevano applicare il piano della Regione destinando posti letto ai malati Covid ma non lo facevano, non avevano gli attributi per imporsi su alcuni medici: perché la verità è che ci sono medici che si stanno sacrificando dando l’anima in questa emergenza e ci sono quelli che invece non vogliono occuparsi di questi malati per potere continuare a gestire pazienti in intramoenia.
E proprio per questo, La Rocca ha affermato anche che in diversi casi sono state scritte false cartelle mediche per assegnare i posti letto ai pazienti Covid:
Pur di non svuotare alcuni reparti, per destinare i posti letto ai pazienti Covid, c’è chi ha scritto nelle cartelle cliniche diagnosi inventate, ne ricordo una che parlava di tubercolosi, ma non era vero. Quegli audio erano uno stimolo ad accelerare l’attivazione di nuovi posti per i pazienti Covid. Percepivo da parte di alcuni manager la scarsa consapevolezza da un lato per l’aumento dei contagi e dall’altro per la crisi economica generale e dunque la necessità di accelerare. Mi sono reso conto che c’era anche l’incapacità da parte di alcuni a imporsi all’interno delle proprie aziende ospedaliere anche a costo di dispiacere quei medici che non volevano trasformare i propri reparti da ordinari a Covid.
Nella foto: un’immagine del palazzo della Regione Sicilia
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