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Galli: «Farò da volontario per il vaccino anti-Covid». E sulle riaperture avverte: «Non è il tempo del liberi tutti»

21 Novembre 2020 - 08:34 Giada Giorgi
L’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano su Crisanti: «Se lo conosco un po’ penso viva la mia stessa insofferenza verso i pochi dati pubblicati»

«Se come spero il vaccino di Astrazeneca arriverà al Sacco farò da volontario». Il professor Massimo Galli si schiera a favore della vaccinazione anti-Covid, all’indomani delle polemiche scaturite dall’uscita, poi in parte ritrattata, del virologo Andrea Crisanti. Galli si dice favorevole al vaccino e, parlando del collega e professore dell’Università di Padova, spiega: «Se lo conosco un po’, penso viva la mia stessa insofferenza verso i troppi annunci e i pochi dati pubblicati». «Se dobbiamo dare un’opinione da medici attualmente non sappiamo su che base farlo», chiarisce Galli. «Peccato se poi da una reazione di questo tipo uno viene definito no vax. Semplicemente dobbiamo saperne di più». L’attesa è sui dati dunque, per una soluzione che secondo Galli potrà arrivare in modo definitivo non prima del prossimo anno. «Servono dati e non date» ha ribadito, «i tempi dipendono da quelli, nel mentre bisogna evitare fughe in avanti ed estendere il più possibile tracciamento, tamponi e test salivari».

«Ho sempre l’impressione di non fare abbastanza»

Galli poi parla della seconda ondata e di come questa si sta abbattendo anche sugli operatori sanitari: «Ho perso il quarto amico da marzo e ho sempre l’impressione di non fare abbastanza. Due erano colleghi medici e per fortuna non li ho curati personalmente, perché sconfiggere il Covid è un’impresa», dice Galli. «Quasi sempre l’infezione non arriva dai pazienti, ma dalle famiglie dei medici e quando il contagio è diffuso può succedere che qualcuno lo porti in ospedale». Il contagio, ribadisce il professore, è diffuso, anche se inizia a vedersi un miglioramento. «Questo anche grazie alla riorganizzazione dell’assegnazione dei pazienti agli ospedali» commenta Galli, sottolineando come la pressione sulle strutture sanitarie resti però ancora molto pesante. A questo proposito l’invito è a non indietreggiare con le misure restrittive: «So che è impopolare dirlo, ma non è il tempo del liberi tutti e non lo sarà a lungo. Non ne verremmo fuori se invece di guardare alla realtà cominciamo la corsa alla riapertura».

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